Continua la saga dei post sugli ingredienti che sono alla base della maggior parte delle ricette.
Quegli elementi/alimenti che di solito non mancano mai nelle nostre dispense… possono finire i limoni e le carote, possiamo restare senza pasta e senza riso, può esaurirsi la scorta di biscotti e pure la marmellata può talvolta latitare, ma ci sono cose che non puoi restare senza, punto!
In cucina.
E nella vita.
Soprattutto nella vita vorrei dire.
Che mal che vada un pacco di sale fai presto a comprarlo nel primo negozietto che trovi, ma il sale della vita non mi è ancora capitato di vederlo in nessun scaffale.
Ho già parlato appunto del sale qui e del pepe qui.
Oggi lo stimolo a scrivere mi viene da una crema di stagione, quella di rape rosse che ho sperimentato quasi per caso e ho rifatto più volte nell’ultimo mese tanto ci è piaciuta. Ma non sono le rape rosse l’ingrediente fondamentale di questo post… sarebbe una bella sfida trovare una metafora di vita con la rapa, diciamocelo.
No, è l’ACQUA la vera protagonista, l’essenza, anzi l’ESSENZIALE.
L’acqua è l’ingrediente immancabile in tantissimi alimenti e nella quasi totalità delle preparazioni gastronomiche: le materie prime crescono se ricevono acqua, molti cibi vengono cotti in acqua, moltissimi altri vengono preparati attraverso l’inserimento o l’utilizzo di acqua.
Insomma l’elemento liquido in cucina non può mancare
E ancora, l’acqua compone il 99% del nostro corpo.
È l’acqua -forse più del cibo- a garantirci la vita.
Quindi oggi parliamo dell’essenziale.
Ciò di cui non possiamo fare a meno, ciò su cui non facciamo compromessi.
E quando li facciamo durano poco.
Me lo sono chiesto spesso ultimamente (ho ricominciato a correre la mattina presto, i neuroni si sono rimessi in moto): a cosa non potrei mai rinunciare? cosa è davvero essenziale? oltre la planetaria insomma…
E vi assicuro che non è un ragionamento facile ne scontato.
Indagare tra il tutto che ci appartiene e che ci portiamo appresso e distillare ciò a cui davvero non possiamo fare a meno per sentirci vivi, discernere il superfluo dall’indispensabile dell’anima è un esercizio interessante.
Provare per credere.
Per quello che mi riguarda: libertà.
Potermi sentire libera -anche dentro le relazioni- è essenziale. Essenziale e vitale.
Ho sempre bisogno di sentire che c’è una possibile via d’uscita, che esiste una scelta, che essere lì è una mia decisione, spontanea o ragionata, ma mia.
È l’unico modo per tenermi davvero “ferma”.
La libertà è il legame più forte che io abbia mai sperimentato.
Se sento che non c’è via d’uscita la mia reazione è automatica: fuggo.
E se non c’è una porta aperta da cui fuggire io prendo un demolitore e demolisco… che è peggio.
Una porta aperta ti permette di uscire.
Una porta aperta permette a qualcosa di entrare.
È l’“effetto tupperware” quello che rifiuto.
E non è che non mi piaccia sentirmi parte di qualcosa, anzi, il senso di appartenenza è qualcosa che conosco bene e che mi appartiene.
“Sentirmi parte di…” (più che appartenere a…) è altrettanto importante.
La relazione è essenziale, l’altro da me è indispensabile.
La solitudine è un rifugio temporaneo che apprezzo ma non sposo.
Ho onestamente bisogno degli altri, vivo delle e nelle relazioni: desidero il confronto, sento l’impulso di specchiarmi negli altri, di dare e di assorbire, di fare liberamente della strada assieme.
L’amore.
Essenziale e vitale. Acqua dell’anima.
Amore per la vita in primis, per me stessa.
Amore per Fra e per Ettore: loro oggi sono il mio essenziale.
Il nucleo da cui parte tutto il resto, a cascata.
E la cascata è di quelle stile Niagara… di una certa portata insomma.
Amare è un viaggio, è uno stato dell’essere, è una predisposizione, è un impulso, è una reazione chimica, è una molla che scatta o un progetto che si costruisce giorno dopo giorno… io non lo so cosa oggettivamente e scientificamente sia.
E Wikipedia non è di grande aiuto.
L’amore è un motore: potente, rombante, performante.
Che non accetta limiti, che travalica i confini e che accoglie le contraddizioni.
Che va curato e custodito, vissuto e alimentato.
Questa la mia personale accezione, e non potrei (ne vorrei) farne a meno…
Amare dà un senso alla vita, nelle sue diverse accezioni, nelle sue mille sfumature.
E non è romanticismo, ve lo assicuro.
Essenziale è poter pensare con la mia testa.
Scegliere e decidere. Sbagliare, vincere, inciampare e riprendere.
E pure cambiare idea.
Esagerata e contraddittoria, sempre!
E ritorniamo alla libertà.
Che non sono una persona particolarmente sicura di sè.
SEMBRO tutta energia e grinta, in realtà LA FRAGILITA’ È FORTE (scusate il gioco di parole).
Ma voglio provarci, voglio vedere fin dove posso arrivare.
E sopra ogni cosa non voglio sentirmi dire “ferma lì”… ferma lì a chi?
No ecco, quando mi dicono ferma lì è come se si accendesse il semaforo verde: mollo la frizione, accellero e sgommo pure.
E infine indipendenza.
La consapevolezza che sotto sotto ho delle risorse da mettere in gioco, e sono in grado di ri-mettermi in strada, di ricominciare, di cambiare.
Essenziale ad esempio per me è poter “lavorare” (nella sua accezione più ampia), sentire che non dipendo in senso stretto ed esclusivo da qualcun altro (anche se ringrazio sempre Fra per avermi sostenuto e supportata nel salto versa la libera professione), che il mio contributo c’è ed è effettivo, concreto.
Oggi vorrei anche dire che essenziale è lavorare come freelance, che non tornerò mai indietro e non dovrò mai più definirmi “dipendente”…
Il futuro è incerto ma il mio impegno quotidiano è teso a rendere sostenibile questa scelta, perchè sia davvero una parte essenziale della mia vita.
Libertà, relazione, amore, autonomia, indipendenza: questa è l’acqua che mi tiene viva.
La scorta è sempre sotto controllo, a restare senza non ci penso. Anche se non è merce a buon mercato, anzi… magari bastasse aprire il rubinetto.
Invece bisogna sudarsela un po’, ma ne vale la pena.
Ca va sans dire.
Però quando hai capito dove risiede l’essenziale è più facile agire di conseguenza, capire cosa può essere messo in discussione e impegnarsi a difendere ciò che non è oggetto di compromessi.
E davanti a una scelta critica la domanda da porsi è: metto in pericolo in qualche modo ciò che per me è essenziale?
A ognuno la propria riflessione.
Ora torniamo in cucina, dove l’acqua è importante come… l’acqua.
La crema di rape rosse dicevamo…
Ne avevo 3 (rape) e le guardavo con occhio perplesso… e con voi adesso che faccio?
Ma erano belle, appena raccolte e consegnatemi dal Podere Rossi.
DOVEVO provarle.
Dino mi ha dato un suggerimento e il resto storia… anzi, il resto è Fra che mi ha chiesto di rifarla altre tre volte.
Crema di rape rosse con cuore di burrata
Ingredienti per 4 persone
3 rape di media/grande dimensione
3 patate di media dimensione
acqua qb
2 bicchieri circa di latte
250 gr cuore di burrata
olio, sale, pepe e brodo vegetale
crostini a piacere (io li preparo da me facendo saltare in padella dei quadrotti di pane vecchio con un filo d’olio e una spolverata leggerissima di sale)
Come si fa…
Semplice che è quasi banale: pulite le rape togliendo le estremità e la buccia, tagliatele a pezzi. Fate lo stesso con le patate. Mettete le verdure in una pentola, aggiungete acqua fino a coprirle (non oltre), aggiungete un po’ di sale e un po’ di brodo vegetale (io con brodo intendo del dado biologico che è un estratto concentrato di brodo).
Coperchio e fate cuocere a lungo, la rapa è tenace. Spegnete quando sentite che la forchetta affonda facilmente.
Io a questo punto elimino l’acqua di cottura e tengo solo le verdure. Ci perdo le sostanze disciolte del brodo ma elimino anche molto di quel gusto terroso tipico della rapa… de gustibus. Frullate le verdure e poi allungate con il latte e con dell’altra acqua e brodo fino a raggiungere la consistenza che più vi aggrada. Non mettete più il coperchio da ora in avanti, altrimenti il colore si sbiadisce (parlo per esperienza).
Regolate di sale e pepe.
Al momento di impiattare versate la crema delle fondine e completate con un cucchiaio di cuore di burrata, crostini e un giro d’olio extravergine.Se posso permettermi un abbinamento interessante io vi proporrei questo Graminè.E qui la versione con la mozzarella (quella che si usa a volte sulla pizza per intenderci)
2 Comments
[…] in bocca una manciata di terra, che tanto il gusto è lo stesso. Poi ho visto nel blog di Roberta questa ricetta. Sono nel periodo zuppe, creme, vellutate, datemi un minipimer e due verdure e […]
Elisabetta ti mando un bacio 🙂