Non ho voglia di scrivere il post questa settimana.
Non mi esce niente, ho del malumore avvinghiato alle caviglie e passo il tempo a sbuffare.
Figuriamoci se scrivo.
Ispirazione non pervenuta, mi ha bidonata.
La stronza.
Manca quell’intuizione che fa correre le dita sui tasti, che trasforma le emozioni in parole, che impasta le idee alle frasi, e tutto il resto è editing.
Il mio problema è che mi sono fatta sedurre, ci sono cascata in pieno, manco avessi 18 anni e a corteggiarmi fosse Raoul Bova (quello di quando avevo 18 anni… ma anche quello di adesso, non faccio la difficile).
E insomma sono capitolata: ho una relazione con l’Ispirazione.
È una relazione clandestina: si sa che sono solo prestata alla scrittura, niente di ufficiale.
Ma è con l’ispirazione che scrivo, è grazie a lei che sforno post e che mi ritrovo incollata per ore allo schermo, riversando nel blog tutta la passione che nasce da questa relazione ormai rivelata.
E come da copione, è una storia tormentata e altalenante: ci prendiamo e ci lasciamo.
Orgasmi da paura e vuoti incolmabili.
Promesse, parole…
Promesse di parole.
Bastarda Ispirazione, un po’ me la dà e tanto se la tira.
Mi illude che sia per sempre, che sia amore, e invece è meno di un calesse…
E resto a piedi, davanti a una pagina vuota.
Nuda…
Bastarda Ispirazione.
Pure un po’ puttana, diciamocelo.
Devo rompere, lo so che devo rompere, tanto non mi sposerà mai.
Se mi ama davvero tornerà, si dice così no?!
Ma non mi sposerà, lo so che non mi sposerà… non succede praticamente mai nelle relazioni di questo tipo.
Un po’ ci speri, un po’ ti illudi… ma tutto sommato nemmeno lo vuoi: tanto lo sai che non è reale.
Insomma, è una figata quando c’è: montagne russe e farfalle nella pancia… ma in fondo quale scrittore, artista, sportivo o professionista vive solo di ispirazione? Pochissimi.
Serve ben altro, servono le fondamenta e i mattoni, serve un amore costruito e condiviso giorno dopo giorno, pure nella fatica di quando l’ispirazione latita.
Rompo con l’ispirazione e sfarfallo verso altri amanti: mi concedo una sveltina con mister Metodo, che a volte è un po’ pesante ma ci sa fare.
E poi ci provo con quei due, Disciplina e Studio, sapete com’è… il fascino del triangolo.
Sì perchè saranno anche meno avvenenti e travolgenti, ma son dei buoni partiti.
Trasformano l’intuizione in tecnica, l’entusiasmo in competenza.
È così che si consolida l’amore.
Che l’intesa e la passione sono ottimi presupposti… ma poi, quando l’orgasmo intellettuale passa e tiri su le lenzuola sul post appena pubblicato, ti chiedi se ce n’è abbastanza per passarci insieme tutta la vita, per riempire tutte le prossime pagine, tutti gli articoli che vorrai ancora scrivere, per farci un progetto a lungo termine insomma.
Tu e l’ispirazione, tra 25 anni, ancora lì a limonare di nascosto?!
Anche no, grazie.
Non può durare.
È un piacere intenso e passeggero che ti concedi finchè c’è spazio per la clandestinità, finchè non trovi quello giusto.
Il tuo stile, la tua voce, il tuo ritmo.
Perchè, anche ammesso che ce ne sia, il talento va coltivato, con mister Metodo, con Studio e Disciplina, ma anche con Dedizione e Costanza.
Inizia a diventare un’orgia sì, me ne sono accorta.
E quindi avanti tutta.
Tenendo il ritmo, anche quando costa fatica, quando vorresti non scrivere, non applicarti, non perseverare… senza dare la colpa a quella gran paracula dell’Ispirazione che è andata a darla a qualcun altro.
Sta bastarda.
Ok, non sono ispirata, ma scrivo lo stesso.
Ecco.
L’ho fatto.
E c’ho pure goduto!
Ci facciamo una pizza adesso?
La pizza ci sta sempre, non ha bisogno di ispirazione, solo di un po’ di tempo e di tanto amore. Vi do la ricetta della pizza in teglia più semplice tra quelle che faccio io, l’ho tratta dal libro di Gabriele Bonci: lunga lievitazione (24 ore circa) e impasto diretto (niente lievitino, poolish o biga).
A noi piace, bisogna solo prenderci un po’ la mano con gli impasti molto idratati, ma ne vale la pena.
Pizza di Bonci che faccio io
Ingredienti per 4-5 persone
1 kg farina 0 o per pizza
750 acqua a temperatura ambiente
1 bustina di lievito di birra secco (in alternativa 21 gr di lievito di birra fresco)
20 gr sale fino
30 gr olio evo
1 cucchiaino di malto d’orzo (in alternativa zucchero)
Come si fa…
Nella ciotola della planetaria inserite la farina, il lievito, il sale, olio, malto e acqua.
Avviate (con il gancio per il pane) e lavorate 2-3 minuti alla prima velocità… non ponetevi il problemi che incordi, non serve.
Si può lavorare l’impasto anche con le mani, sarà molto appiccicoso.
Coprite e lasciate a temperatura ambiente per un’ora.
Ora infarinate bene il piano di lavoro, prendete l’impasto e porzionatelo (in base a quante teglie volete cuocere, io di solito creo due pezzi grossi per le due tegllie grandi del forno e un terzo più piccolo). Porziono subito perchè così evito di stressare la pasta dopo che è lievitata.
A questo punto, fate le pieghe di rinforzo a ogni pezzo: dovete ripetere ogni 15 minuti, per 3 volte, le pieghe a tre che vedete qui.
Con l’ultima piega tentate di stringere e di dare una forma rotonda alla massa.
Ungete i contenitori per la lievitazione (ciotole di plastica preferibilmente).
Coprite con della pellicola o con il coperchio (non è necessario che sia chiuso ermeticamente).
Ponete in frigo per 18-20 ore (se poi sono 16 o 22 cambia poco).
Il giorno dopo tirate fuori dal frigo l’impasto intorno alle 17:00, alle 18:30 fate un giro di pieghe sgonfiando leggermente e dolcemente la pasta.
Coprite a campana e fate lievitare nuovamente un’ora.
Stendete con le mani usando della semola come farina da spolvero (serve a creare una crosticina più croccante in cottura e non si fa assorbire dall’impasto).
Ungete le placche del forno e sistemateci la pasta.
Altri 15 minuti di riposo.
Intanto scaldate al massimo il forno.
Cottura, io faccio così:
un velo di pomodoro (meglio pelati spezzettati) sulla pasta e un giro d’olio, inforno nel ripiano più basso, proprio a contatto con il fondo del forno. Dopo 5 minuti alzo la teglia a metà altezza.
Dopo altri 5 minuti (10 dall’ingresso in forno), estraggo e condisco (in max 3 minuti), inforno nuovamente al centro per non oltre 3 minuti.
In 13 minuti quindi la pizza dev’essere cotta: forno al massimo, potendo ventilato.
Ecco, questa è la ricetta che poi potete variare: modificando le farine otterrete risultati diversi.
Se avete difficoltà a gestire l’impasto iniziate con un’idratazione del 65%.
E sbizzarritevi con il condimento.
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