La riflessione parte dal contest di Elisa e di Enrica
E da una frase, che mi ha colpita, questa:
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di loro se ne ricordano…” (Antoine de Saint-Exupéry)
Quanto è vero.
Per i più fortunati un figlio smuove la memoria.
Ed è una figata.
Non dico che si torni improvvisamente bambini, però aiuta.
Perchè poi il popo è colui che, senza alcun calcolo, ti mette di fronte alle pippe mentali su cui si è costruita la tua sindrome da persona adulta.
E sono arrivata a pensare che avrei risparmiato parecchi anni (ed euro) di psicoterapia se avessi fatto un figlio prima.
Be’, meglio tardi che mai.
Già, sono davvero convinta che sia una buona mossa: (ri)portare un po’ di infanzia, (gioco, stupore e curiosità), in una quotidianità fatta di appuntamenti, progetti, colloqui, impegni, responsabilità, scelte ecc…
Va fatto!
Come?
Per un momento ho pensato che potrei noleggiare Ettore a chi volesse sperimentare l’esperienza, però temo che questo precluderebbe la mia partecipazione al premio “mamma dell’anno”, quindi meglio cercare altre soluzioni.
Il cibo ad esempio.
Richiamare i gusti e i sapori delle elementari è un bel viaggio, provate!
Io immediatamente sento il gusto del dolce-mattonella di biscotti e burro della nonna Vittoria, la morbidezza della pissotta alle mele della nonna Maria, il sapore degli spaghetti col ketchup #fattoincasa (non ridete, il ketchup sugli spaghetti è tanta roba), la coccola della puina (sapete cos’é?) col miele o della polenta calda con lo zucchero.
Ma quando ho letto il post del contest, che parla di comfort food invernale, automaticamente si è fatto strada nei ricordi delle mie papille gustative un classico di casa mia. Un piatto che veniva, e sospetto venga tutt’ora, preparato ogni domenica da mio papà: il risotto.
Risotto e lesso da sempre rappresentano il 95% dei menù domenicali di casa Zantedeschi: estate e inverno.
OGNI domenica.
Oddio, a onor del vero, ogni tanto al posto del lesso la Luisa preparava l’arrosto, il risotto di Valter invece non era mai in discussione. Solo a Natale i tortellini in brodo l’avevano vinta, ma a Santo Stefano l’anarchia aveva fine.
Ancora oggi per me questo piatto è una coccola: cremoso, mantecato, avvolgente… confortevole come poche altre ricette.
Ancora oggi se voglio sentirmi un po’ bambina io scelgo il risotto, legato e mantecato, sia chiaro.
All’epoca le varianti erano 4: in rosso (con la passata di pomodoro), in giallo (con lo zafferano), ai funghi (coi porcini secchi) e in giallo con i funghi (la versione full optional per intenderci).
A 37 anni (quasi) ho allargato la mente e ampliato la dispensa, sperimentando abbinamenti nuovi.
Come in questo caso.
La zucca, la pancetta croccante e la liquirizia… quel tocco che non ti aspetti, eccezionale.
Risotto zucca, pancetta croccante e liquirizia
Ingredienti per 4 persone circaWatch Full Movie Online Streaming Online and Download
350 gr di riso Vialone Nano o Carnaroli (il primo è eccezionale ma la cottura potrebbe facilmente scappare, col secondo è più facile)
brodo vegetale o di carne caldo (preferibilmente non fatto col dado, mi raccomando)
mezzo porro 500 gr di zucca delicia pulita e pagliata a pezzetti piccoli piccoli
12-14 fette di pancetta arrotolata
liquirizia in polvere (io l’ho trovata in un punto vendita Tiger)
sale, burro qb
utile ma non indispensabile il tegame di rame
Come si fa…
Fate soffriggere a fuoco moderato con un po’ d’olio il porro tagliato sottile e metà della zucca, per circa 5 minuti, mettete da parte.
Nella stessa padella tostate per 5 minuti la zucca restante, salatela e tenetela da parte: deve restare abbastanza croccante.
Tostate il riso a fiamma alta con un po’ d’olio. Ora la questione è questa: se volete che il riso non rilasci amido tostatelo in modo deciso fino a che avvicinando un dito sentirete che è bollente, io invece lo preferisco mediamente tostato perchè mi piace un risotto cremoso, ricco di amido: de gustibus.
Unite al riso il porro e la zucca messi da parte e cuocete col brodo, aggiungetene un mestolo alla volta, continuando a mescolare se vi piace un risotto legato (a me sì). Portare a cottura il riso secondo il tempo indicato in confezione, (io lo amo leggermente al dente quindi scalo almeno un minuto), controllate il sale a vostro gusto.
Aggiungete quindi il burro e la seconda zucca tostata in precedenza. Mescolate, coperchiate e lasciate riposare 5 minuti in modo che i chicchi si rilassino.
Nel frattempo tostate le fette di pancetta in una larga padella, un minuto per lato.
Impiattate distribuendo il risotto nei piatti e completando con la pancetta croccante e una spolverata di liquirizia.
A mio avviso il formaggio non serve in questo piatto ma per mio papà non è risotto senza grana quindi se vi va mettetelo in tavola e ognuno faccia da sè.
Con questa ricetta partecipo al contest di Coccola Time e Il fior di cappero
4 Comments
il risotto “full optional mi ha fatto impazzire!!!!
comunque sono d’accordo conte.. il risotto è un comfort food per eccellenza!!!
grazie per averci regalato ricordi e ricetta per il contest di pippicalzelunghe!|!|!
ciao
elisa
Grazie a te per avermi fatto realizzare questo post, mi sono divertita 🙂
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