Il bello è che, vuoi o non vuoi, alcuni rari privilegi il freelenciaggio ogni tanto te li concede: tipo che sto cucinando dolci e leggendo CV, più o meno contemporaneamente.
Il bello è che non diventerò mai ricca, più probabilmente grassa.
Il bello è che nonostante il caldo, io DEVO accendere il forno… quello di mia mamma per inciso.
Il bello è che riesco pure a convincerla che la fascia bi-oraria, secondo la quale lei accende i grandi elettrodomestici solo dopo le 19:30, è una gran menata, una trovata markettara dell’Enel (e ne sono convinta), e che cucinare dalle 14 alle 16:30 non incide minimamente sulla bolletta… solo sulla sudorazione, ma fa niente.
Il bello è che, ferie alle porte, io invece di comprare il costume (costume si fa per dire, mi pare chiaro), acquisto corsi di formazione per l’autunno: a ottobre vado a Torino, e questo è bellissimo.
Il bello è che io da piccola volevo fare la logopedista, l’infermiera, la scrittrice, l’assistente sociale, l’editor, l’educatrice, la circense (trapezista: volevo volare) e per un periodo pure la casalinga.
Il bello è che oggi sono una recruiter freelance: esattamente la somma di tutto ciò che sognavo da bambina: quando si dice raggiungere gli obiettivi oltre ogni aspettativa.
Il bello è che Ettore compie 2 anni tra 3 giorni e solo da 4 ha imparato a dire mamma, che poi è la seconda parola che pronuncia. La prima è stata tram… no dico, tram è arrivato molti mesi prima di mamma, tram, che è pure più difficile da pronunciare, sono soddisfazioni.
Il bello è che se andiamo avanti con sto ritmo, un discorso intero lo sentirò più o meno quando avrò 90’anni, udito permettendo, chiaro.
Che poteva pescare tra due geni ben distinti il popo: “vado-lento-ma-contento” (by Fra), e “pissainpressa” (oui, c’est moi): e dov’è caduta la scelta?! Guarda te il culo che ho io.
Ehh già, il bello è che lo sapevo, lo sapevo che i maschi sono in ritardo rispetto alle femmine (e i pochi maschi che leggono non si azzardino a ribattere!) (e neppure le mamme di “maschietti avanti”, che non è vero, non siete obiettive, ammettetelo). È così, me lo diceva sempre anche il mio professore di matematica, mitico prof. Martini, lui diceva: “i maschi, se maturano, maturano dopo”. È quel “se” lì che mi lascia angosciata… che io ne ho due in casa. E aspetto, impaziente, il miracolo.
Il bello è che a trovare qualcosa di bello, ci si riesce sempre… e quando pare impossibile viene in aiuto l'(auto)ironia che, ne sono certa, è l’unico baluardo di salvezza a cui possiamo affidare la nostra sanità psicofisica, l’unico vero salvagente a cui dobbiamo puntare in un mare di stress che ci toglie il respiro ma solo perchè glie lo lasciamo fare, perchè non applichiamo un po’ di sana presa per il culo di noi stessi.
Che pare facile… ma è una sfida ogni giorno.
Alleniamoci.
Il brutto?
IL BRUTTO per la precisione.
È un Prosecco Asolo DOCG.
È detto anche colfondo (in dialetto: con il fondo… i leviti insomma): è fatto rifermentare in bottiglia, utilizzando un metodo tipico della tradizione trevigiana e veneta.
Una volta imbottigliato non si tocca più, nessun liquore di dosaggio come per il Metodo Classico dopo la sboccatura per intenderci.
Un vino sincero.
Di quelli che piacciono a me… che ogni bottiglia, ogni annata, ti racconta qualcosa di diverso.
Io, che sul prosecco vado cauta perchè ormai lo si trova più dell’acqua minerale, su questo spendo volentieri qualche parola e ringrazio Studio Cru per avermelo fatto conoscere.
Ne Il Brutto i lieviti donano complessità e morbidezza nonostante l’assenza di zuccheri.
A me mi piace, tanto.
Si può scegliere di degustarlo limpido, facendo depositare i fondi e avendo accortezza di muoverli il meno possibile versandolo.
In alternativa si decanta il vino in una caraffa: nel bicchiere avrete un liquido più torbido, e anche il palato sentirà la differenza.
Ecco perchè de Il Brutto bisogna averne sempre due bottiglie (e una caraffa), per sentire la differenza.
E poi scegliere.
Io ho scelto.
E l’ho abbinato a una torta salata al caprino davvero particolare che mi hanno suggerito le ragazze della Re-cake 2.0: no buona, di più!!!
Facile ma diversa dal solito, con una base lievitata e una copertura golosa e saporita.
Provatela.
Torta salata al caprino, datterini e basilico
Ingredienti per uno stampo da 24 cm
per la base
60 g di farina 0
160 g di farina di grano duro
1 cucchiaino di lievito di birra secco (meno se allungate i tempi di lievitazione, vedere sotto)
1/3 di cucchiaino di sale
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 uovo
80 ml d’acqua
Per la farcia
2 uova
100 g di yogurt greco
100 g di formaggio di capra (io ho usato robiola)
1 cucchiaino raso di lievito
50 g di farina 0
1 cucchiaino di sale
qb pepe nero
qb basilico secco tritato
Per rifinire
340 g di pomodorini tagliati a metà
40 g di formaggio caprino stagionato grattuggiato
una spolverata di basilico secco tritato
Olio extravergine d’oliva
Come si fa…Watch Full Movie Online Streaming Online and Download
Preriscaldate il forno ventilato a 180° e iniziate a preparare la base.
Io ho usato la planetaria ma il procedimento è lo stesso quindi mescolate le farine, il lievito e il sale.
Versate l’olio, l’uovo e l’acqua e impastate fino a ottenere un composto elastico.
Io ho impastato la mattina e ho messo la pasta a riposare in frigo per riprenderla nel tardo pomeriggio: estratta dal frigo l’ho lasciata ambientare per un’ora abbondante e poi l’ho stesa, nel mio caso quindi ho usato meno lievito, appena 2 grammi.
Questa è una possibilità, se volete spezzare le preparazioni.
In caso contrario procedete direttamente a stendere l’impasto e a trasferirlo nella vostra tortiera: lieviterà finchè preparate la farcia.
Mescolate e ammalgamate gli ingredienti della farcia.
Coprite la pasta con questo impasto che dovrà essere omogeneo, lasciate libero tutto il bordo della torta.
Decorate con i datterini tagliati a metà e cospargete di formaggio grattuggiato, un po’ d’olio e un po’ di basilico.
Cuocete a 170° per 30 minuti.
E poi stappate ?Vi allego anche la foto della ricetta originale…
Leave A Reply