Se fossi una persona che prevede e si organizza adesso avrei già un piano.
Se fossi una persona che pianifica adesso non avrei paura.
Se fossi una persona che programma adesso saprei cosa mi aspetta e mi sarei preparata.
Invece sono io.
E io improvviso, rischio, ignoro e spero.
Spero che la provvidenza mi aiuti.
E quindi a meno di due mesi dal parto io continuo a fissare appuntamenti, pianifico corsi (da tenere e da seguire), avvio progetti, chiedo di seguire nuove selezioni e non ho la più pallida idea di come farò a organizzarmi lavorativamente dopo l’arrivo del popo piccolo (non sappiamo se sia maschio o femmina, parlo al maschile per comodità e tifo donna dal primo mese).
- In ufficio con la fascia da subito e nido dopo 6 mesi?
- Faccio appello ai santi nonni?
- Divento mamma a tempo pieno e amen? (questa è una minchiata, l’ho messa tanto per…)
In qualche modo farò.
È il mio mantra.
Perchè sono bravissima a organizzare l’agenda, a pianificare gli impegni degli altri, a fissare colloqui anche dove sembra non esserci spazio, a incastrare cose su cose, ma sul lungo termine e con gli eventi un pelo più ingombranti ho una certa difficoltà.
Una difficoltà che qualcuno chiama procastinazione ma che io so essere PAURA, paura di ciò che mi limita… e quindi io non ci penso proprio, rimuovo. Semplice e (quasi) indolore ma altrettanto falso e inutile.
Perchè quando non riesci più chiudere la giacca sulla pancia e allora sì che ci devi pensare… a trovare una giacca più larga!
E devono essere gli altri a farmi notare che sto per partorire, che no, forse non è il caso di fissare quell’appuntamento perchè è troppo a ridosso del parto, che una nuova selezione non la posso prendere e che forse quel corso che voglio seguire dovrei sceglierlo on line, non in classe.
E io resto lì, perplessa e un po’ disorientata come mi capita spesso davanti a qualcosa che mi (im)pone dei limiti.
Che io con i limiti imposti c’ho qualche problemino, da sempre.
E quindi chiudo gli occhi e ragiono come sempre, vado avanti per la mia strada come se niente dovesse cambiare fino a 10 minuti prima delle contrazioni, fino allo schianto insomma.
Colpa o merito anche del fatto che sto bene e quindi che senso ha fermarsi adesso quando è scontato che mi dovrò fermare (un pochino) dopo?
Avanti tutta, che c’è da fatturare, che sono entrata nel regime ordinario, che c’è tanto da fare, pure un mutuo da avviare, che non posso mica tirare indietro adesso, che, che, che…
Me la racconto, lo so bene.
In realtà so cosa sta per succedere e non ho la testa sotto la sabbia ma non so come sarà e niente e nessuno può prepararmi in modo adeguato, non lo possono fare i libri e non lo possono fare i racconti di chi ci è già passato.
Tra meno di due mesi la mia vita sarà nuovamente stravolta e nuovamente strariperà di un sentimento incontenibile, sarò di nuovo dentro la centrifuga di una lavatrice industriale (acqua calda) e sarà meraviglioso. Faticoso e meraviglioso.
Lui sta già iniziando a lanciare segnali che io faccio finta di non sentire ma non è vero, io sento.
E ho un po’ di paura, una paura fisiologica che non ha niente a che fare con il rifiuto.
Perchè anche la paura passerà a tempo debito.
Lui arriverà e in qualche modo farò, anzi faremo.
Ho paura ma ho anche fiducia e ho imparato che la vita ti porta in dono solo ciò che puoi affrontare, anche quando hai paura.
Quindi ok, keep calm, sapremo accogliere questo frugoletto tanto desiderato che si è già conquistato uno spazio grande in famiglia senza manco farsi vedere (però sui calci non lesina).
E so bene che non sarà più come prima, me l’ha insegnato già Ettore.
E non sarà nemmeno come adesso, perchè due non sono uno.
Ma non mi va di star qua a fasciarmi la testa prima di romperla (che se poi non la rompiamo tanto meglio).
Ho preparato le tutine e quello che mi servirà nei primissimi giorni, ho lavorato a lungo con Ettore per prepararlo al nuovo arrivo (con esiti che vi dirò tra 4 mesi) e ora il biondino non sta più nella pelle.
Io nemmeno, mi sembra di esplodere dentro questo corpo che tira da tutte le parti e mi fa sentire una balena (Fra è più gentile, mi chiama tricheco).
Quindi siamo quasi pronti, anzi più pronti di quello che sembra.
Il tempo di chiudere un paio di selezioni e un progetto di formazione e ci siamo! 😉
Scherzo, scherzo, ho già messo in agenda di non fissare più colloqui a partire da inizio marzo! E sono certa che riuscirò anche a riposarmi un po’ prima del lieto evento, incredibile vero??!
Le mie armi sono fiducia e un pizzico di sana inconsapevolezza, quella che non ti fa percepire i limiti e ti permette di affrontare ogni giorno senza preconcetti, accogliendo più che pianificando.
E adesso la ricetta facilissima di una vellutata di porri e zafferano , calda e avvolgente.
Con questa ricetta non potete sbagliare, garantito al limone.
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