È nato Giona.
È nato nel giorno della festa della donna: ma quale mimosa e mimosa, dolore come non ne avevo mai sentito, una testina incanalata male e la sottoscritta esausta che supplica il cesareo dopo aver ceduto pure all’epidurale
Ho scoperto che da “io l’epidurale non la farò mai” a “vi prego drogatemi che non voglio più sentire niente” il passo è breve… oddio, il passo sono 6 ore di travaglio al limite delle forze,
e da “io voglio un parto naturale” a “vi scongiuro tagliatemi e tiratelo fuori” sono altre 11 ore di doglie e spinte che non portavano da nessuna parte.
Alla faccia di “dov’è passato il primo il secondo trova un’autostrada e passa via veloce”.
Parliamone.
“Eh ma finchè il tracciato non dà segni di sofferenza noi si tenta il parto naturale” mi dicono.
E io lì a pensare “ma anche tu popo, un po’ di sana collaborazione no?? dobbiamo iniziare proprio così io e te? suddai, fai almeno finta no??!!”
Comunque alla fine li ho convinti, credo abbiano visto i miei occhi iniettati di sangue colmi di saette e lacrime e si siano impietositi.
In questo parto ho imparato che l’importante è sapersi mettere in discussione, rivedere le proprie convinzioni in nome della soppravvivenza e soprattutto firmare le autorizzazioni… ma come si fa a chiedere a una donna in procinto di svenire di fare una firma (leggibile peraltro)?
Comunque fatta, in un minuto Giona è nato e io ora ho un sorriso cucito sotto la pancia che lo ricorderà per sempre.
Ero felicemente stordita dall’anestesia e ringraziavo tutto il personale medico come un’ebete “Grazie, siete meravigliosi, grazie davvero, che bello… sì un po’ di ossigeno sì, grazie, è tutto bellissimo, avete mica anche del prosecco?”
Poi la notizia: è un maschio.
Ok, diciamocelo, io tifavo femmina dal primo giorno.
Però l’importante è che stia bene no? si dice così.
Comunque quando me l’hanno portato è stato amore a prima vista.
E poi è moro!
Moro, corpulento e di carnagione mediterranea. Un punto per la mamma.
E adesso è qua, in fase di socializzazione con il mondo e con il fratello (che mi ha già chiesto se la prossima volta gli faccio una bambina…).
Dopo due settimane Giona indossa già le tutine dei 3 mesi, ha un’intestino perfettamente funzionante (si legge: caga!) e mangia, mangia lento e mangia tanto.
Ho un figlio slow food.
Fra dice che i capelli schiariranno, ma a lui piace gufare.
E poi è tutta invidia, perchè Giona lo batte 20 a 0, ma pure Ettore sta messo meglio di lui in termini di capigliatura.
Secondo me resta moro.
Sugli occhi è presto da dire, adesso sono scuri ma chissà.
Sull’appetito mi sono già espressa.
Sulla bellezza che dire… è un gran figo e lo so che potrei apparire di parte, in fondo sono solo la madre che quasi 3 settimane fa pensava di morire dal dolore, ma vi assicuro che è proprio bello. Sarà che non ha dovuto farsi grissino per uscire da un buco, sarà che a me e Fra riescono proprio carucci, sarà che anche il naso l’ha preso da me… non so, fatto sta che sulla bellezza non si discute, sul carattere staremo a vedere.
Per ora lo nutro e mi godo questo periodo straordinario che mi pare di essere in ferie e, detto tra noi, ci sto proprio bene.
Ne approfitto per cucinare, per impastare e sperimentare, cammino tanti e sì, mi riposo pure.
Queste brioche le ho trovate grazie a pinterest (la mia migliore compagnia quando allatto), provate e piaciute, le ho copiate spudoratamente da qua.
Strepitose, facili, buonissime… da fare.
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