Liquido questa giornata velocemente: è il primo giorno che passo insieme ai miei figli come se non avessi dei figli.
Oggi è stata l’apoteosi di questa vacanza e del relax: Desiré (per Giona “Giada”) Santa subito.
A dimostrazione che sono sempre le persone a fare la differenza, anche quando hanno 10 anni.
Perché dei bambini che giocano insieme fanno sbiadire il lago, i gelati, i pedalò e anche la mamma.
E poi Kima: numero uno di pazienza e adattamento.
A dimostrazione che aveva ragione chi mi ha detto di avere fiducia.
Quindi ora parliamo d’altro.
AMARE QUELLO CHE SI FA O FARE CIO’ CHE SI AMA?
Ci sono mille frasi che girano intorno a questo concetto.
Tanta retorica che nasconde spiragli di verità.
Ma è una verità soggettiva, che va sentita e interpretata, non ascoltata e sposata.
Ci pensavo oggi leggendo Davide Bertozzi: la sua passione è la musica e nella musica sfoga il suo ego, il suo entusiasmo, il suo amore puro e travolgente. Nel lavoro invece ha imparato a misurare e misurarsi, a mediare e a negoziare.
Nel suo libro Davide scrive che quando si lavora talvolta “bisogna combattere contro sé stessi, fare un passo indietro, rinunciare a un applauso”, consapevolmente e intenzionalmente.
Sono d’accordissimo con lui.
Senza nulla togliere a chi ha fatto della propria passione un lavoro, io credo nel potere delle passioni di farci vivere meglio il tempo extra-lavorativo.
Non è una regola, ma la mia personale verità.
Quando provai a far diventare la cucina un lavoro mi accorsi subito che qualcosa non girava.
Significa che non amavo abbastanza cucinare?
No, per niente.
Significa che quello era lo spazio della Roberta-Roberta, non della Roberta-professionista.
Io amo il mio lavoro ma non l’ho scelto in base alle mie passioni.
Ne ho fatto un amore, passo dopo passo, scoperta dopo scoperta.
Le mie passioni restano la cucina, la corsa e la montagna.
E non farei a cambio.
SCEGLI IL LAVORO CHE AMI E NON LAVORERAI NEMMENO UN GORNO
Anche qui un bel po’ di retorica con scorci di verità.
Scegli il lavoro che ami…
Ho scelto la scrittura e la formazione, l’ho fatto l’anno scorso rinunciando al lavoro di una vita, che peraltro amavo.
E non ho mai lavorato tanto.
È stato un anno bellissimo ma duro come pochi.
Lo rifarei?
Sì.
È stato facile perché mi piace?
No.
Ho lavorato?
Come una matta!
A mio avviso nella frase c’è un problema: quello di considerare il lavoro qualcosa da evitare.
Qualcuno crede che io ami lavorare perché amo quello che faccio, in realtà a me piace lavorare.
Certo, forse se mi trovassi in linea di produzione, a controllare una macchina che stampa biscotti, non sarei così entusiasta, ma fintanto che il lavoro mi permette di imparare, crescere, conoscere, sfidarmi, sbagliare, riuscire, lavorare mi piacerà sempre.
E QUINDI?
Come si fa a scegliere?
O a capire se la scelta è stata una buona scelta?
Torniamo alla prima frase: Amare quello che si fa o fare ciò che si ama?
Ecco, credo che dobbiamo semplificare e andare a guardare i singoli elementi dell’equazione: l’amare e il fare.
Se ami e fai prima o poi l’uno e l’altro arriveranno ad abbracciarsi in una qualche attività e così scoprirai cosa ami fare e ti ritroverai ad amare qualcosa che fai.
E se sei fortunatə ti innamorerai del processo, del senso, del fare.
Amerai il lavoro insomma.
Fai e ama, tutto il resto verrà.
E quindi, se proprio devo citare una frase, io cito Anna Frank
“La pigrizia può sembrare attraente, ma il lavoro ti da soddisfazione.”
È la mia, senza dubbio.
Infine mi affido a lui, a Calvino, che ha ragione anche questa volta:
“Ogni scelta ha un rovescio cioè una rinuncia, e così non c’è differenza tra l’atto di scegliere e l’atto di rinunciare”
Scegli sapendo che qualsiasi scelta comporterà una rinuncia.
L’unico vero errore a mio avviso è tentare la quadratura del cerchio.
Ho smesso di fare corsi di cucina e di panificazione quando ho capito che volevo dedicarmi alla scrittura.
Ho focalizzato gli sforzi perché avevo un obiettivo e non volevo disperdere energie e risorse.
Una scelta, una rinuncia.
La più bella scommessa della mia vita.
E la possibilità, quando sono in cucina o indosso le scarpe da corsa, di dare spazio all’ego, al divertimento, alla sperimentazione, all’esplorazione. E di fare solo quello che voglio io.
Fregandomene bellamente del risultato.
Una goduria, vera e pura.
LE FRASI DEL GIORNO
Torniamo al clima vacanziero, oggi vince Giona:
“Mamma, quando Kima è morta possiamo andare in pedalò?”
Un uomo senza vie di mezzo ma anche paziente.
COSE BELLE
- Il secondo gol dell’Italia (appena fatto)
- Giocare a dare una forma alle nuvole con Giona, abbiamo visto un drago, un cane che scappa, un uomo con le corna…
- Ettore che ha come cane alfa una ragazzina di 10 anni, daje!
- Dormire con la coperta
- Il braccialetto che mi sono regalata
- Il Falanghina che mi sono aperta a cena (più buono che bello)
- La voglia di correre che mi sta montando dentro
- Kima che non puzza da cane bagnato e non perde pelo
COSE BRUTTE
- Il rigore del Portogallo
- Che domani è sabato e Desiré torna a casa
- Che ascolto poca musica
LE FOTO
LA RICETTA
Dolce di albumi e yogurt, semplice e leggera, spugnosa e mai secca.
Provala.
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