Oggi rifletto… rifletto e guardo Ettore, guardo il pc, le mie pentole, la mia cucina, guardo il telefono, la roba da stirare, il quaderno con la lista dei to do e intanto vado a fare una lavatrice, raccolgo la roba asciutta, infilo Ettore in fascia sperando che si addormenti così potrò anche lavorare un po’… Sono una freelance io, non posso mica fermarmi! Però oggi un po’ mi sono fermata perchè sono anche una mamma (che non è un lavoro ma ti ciuccia via energie come se lo fosse) e l’altro giorno ho sentito che le forze venivano un po’ meno. Quindi ok, govedì non vado a lavorare a Vicenza come mi ero pianificata e sto a casa… Decido che sarà una giornata diversa dal solito… ferie? non proprio visto che un freelance le ferie non le ha! Una giornata da mamma-freelance, e non da freelance-mamma insomma. E -visto che sono a casa- mi faccio anche un caffè sulla stufa, toh!
Però mi sembra di essere un po’ malata… altrimenti sarei in giro, in qualcuno degli uffici in cui lavoro o a casa di mia mamma (cioè nell’ufficio con nido integrato) o in qualche bar (rigorosamente provvisto di connessione internet). Ma non devo tirare la corda, mi dico (e mi dicono), sono una mamma… Ettore ha tre mesi e tutti mi ripetono “gustatelo adesso perchè questi momenti non torneranno più” e io mi dico che sì, è così, guai a perderseli questi momenti, hanno ragione e io non me lo stacco di dosso il mio Ettore. Sono una mamma.
E quindi oggi sto a casa… sto a casa per non tirare la corda e -visto che sono a casa- faccio cose belle. Anzi bellissime perchè mi è stato chiesto di preparare dolci per un evento e quindi oggi -visto che sono a casa- inizio la produzione dei biscotti… e biscotti sia, che figata. Ma -visto che sono a casa- ne approfitto anche per spazzare e lavare i pavimenti, e poi -visto che sono a casa- e che c’è il sole non posso non fare una passeggiata con Ettore, intanto penso…. -visto che sono a casa- penso, perchè domani sera ho un evento importante e devo prepararmi. E poi -visto che sono a casa- un paio di lavatrici è meglio farle (non so quando stirerò ma intanto laviamo). Mi metto al pc… non posso farne a meno… visto che il mio ufficio è ovunque, in primis a casa!!! Gioco con Ettore -visto che sono a casa- che cresce alla velocità della luce e io voglio gustarmi ogni momento con lui! Penso ai biscotti che cucinerò prima di cena, al galletto al sale che voglio preparare per cena -visto che sono a casa- ma anche agli incarichi che non si chiudono, alle mail da mandare, al sito da aggiornare… e mi viene anche questa bella idea di mettermi a scrivere un post… -visto che sono a casa-. Non fraintendetemi, non mi sto lamentando, non ci penso neanche lontanamente, mi piace troppo la mia vita così com’è, a casa e non a casa, perchè mi assomiglia, è cucita su di me, su di me che sono mamma (e la cosa ancora mi lascia basita e un po’ perplessa) e sono anche freelance… e quindi il lavoro non è MAI separato da quello che sto facendo, anche quando sto lavando i pannolini dalla merda (santa) del popo. Diciamo pure che sono un po’ dipendente dal mio lavoro e dal mio stato di freelance, ebbene sì, perchè se leggete il libro di Silvia Bencivelli “Cosa intendi per domenica?” vedrete che ci sono sintomi specifici in presenza dei quali SEI una freelance-dipendente e io li ho tutti!
Dal portarmi il lavoro in vacanza (o meglio ovunque), al pauperismo indotto, fino alla monomania… sono 7 sintomi in tutto ma ve li lascio scoprire leggendo il libro. Ed è di questo che parlerò domani sera proprio con Silvia Bencivelli che verrà ospite ad un evento organizzato dal Guanxinet a Valdagno… di questo e di molto altro, perchè far parte della “fascia alta dei morti di fame” significa questo ma non solo, significa lottare ogni giorno per far percepire il valore del proprio lavoro, anche se non passi necessariamente 8 ore seduto sulla scrivania di un ufficio, anche se a volte lavori al bar, se sei tu il capo di te stesso e se puoi permetterti di fare la spesa alle 11 della mattina. Ci sono pro e contro insomma, ma soprattutto c’è un sistema, una mentalità e un mercato del lavoro che devono (dovrebbero) evolvere (sarà mai possibile??) per valorizzare (e permettere di mantenersi) anche chi HA SCELTO di non avere un lavoro fisso o chi ha deciso di costruirsi il proprio lavoro. In caso contrario rimarremo sempre “quei fighetti di lavoratori intellettuali”, un po’ invidiati, un po’ snobbati… ma pur sempre morti di fame (sempre di più peraltro). Per non parlare di noi mamme, che nella libera professione non possiamo far altro che sperare di riuscire a incastrare tutto senza che giocare con il popo diventi una delle voci sulla lista dei to-do! 😉
ps Vi aspetto domani sera ehhhh
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