Non l’avrei mai detto ma ho scelto Cenerentola.
E a me Cenerentola sta in culo.
È successo al corso di Storytelling che ho fatto alla Holden: per presentarci abbiamo dovuto scegliere uno dei personaggi rappresentati in alcune carte e io mi sono trovata a raccogliere quella con la scarpetta di Cenerentola.
È perché c’ho la fissa di pulire e ogni sera, quando i maschi dormono, io lavo il pavimento della zona giorno.
L’ho giustificata così.
Ma Cenerentola ha continuato a tormentarmi per un bel po’.
Cenerentola, io?
Cenerentola, sì.
Cenerentola diciamolo, ha avuto una grandissima botta di culo, non ci fossero stati i topi e la fata, col cazzo che si sposava il principe.
Io mi ritengo fortunata, molto anche ma non così tanto.
Cenerentola era una che ubbidiva: lei non si lamentava, non chiedeva, non mandava mai a quel paese matrigna e sorellastre, non diceva “no” e alla fine risale pure in carrozza per tempo perché non voleva che il principe la scoprisse.
Cenerentola se ne va dalla festa perché pensava di non essere abbastanza.
Ecco, qui già ci assomigliamo un po’ di più, io e la bionda.
E l’ho capito solo a corso finito, una sera mentre stavo passando lo straccio per terra.
Questa cosa del compiacere e del non disubbidire – non in modo esplicito e onesto quantomeno – che mi appartiene tanto.
Questa cosa di non rompere gli equilibri e di adattarmi al contesto (almeno in apparenza).
Questa cosa che ho paura che gli altri scoprano la verità. Che in fondo non sono abbastanza.
Capita solo a me?
Non ti succede mai di pensare “speriamo che non se ne accorgano che non sono poi così brava” “speriamo che non traspaia la mia insicurezza” “speriamo che non si noti che ho paura” “speriamo che la carrozza non torni zucca”
A me sì. Spesso.
E allora ho capito perché Cenerentola mi sta così in culo e perché nel prendere quella carta ho fatto però una cosa bella: ho visto qualcosa di me che non mi piace e ho dovuto guardarla bene prima di ammettere che però c’è. Che anch’io scapperei per non farmi scoprire.
Vorrei dire che non l’ho giudicata ma mentirei.
LA PAURA DI FAR VEDERE LA PAURA
Ho visto gli schemi che metto in atto per piacere e compiacere ma poiché non sono davvero Cenerontola, non in profondità almeno, ho riconosciuto anche quel lavorio sotterraneo che metto in atto ogni giorno per raggiungere i miei obiettivi ma per farlo in modo pacato e provando a non dire dei “no” diretti e trasparenti, a non rompere gli equilibri. A non perdere chi mi sta vicino.
Perché disubbidire non va bene e perché la paura va tenuta nascosta.
ASSERTIVITA’ DELLE EMOZIONI
Rompere questi schemi significa comunicare in modo assertivo prima di tutto con me stessa (che a volte i primi a cui mentiamo siamo proprio noi stessi) e poi con gli altri.
Come insegna Fortunata Pizzoferro nei suoi corsi sulla comunicazione assertiva.
Come ho visto fare benissimo da Annamaria Anelli che non è meno insicura di me ma l’esserlo non le fa paura, non la blocca anzi, la rende ancora più diretta, vera e intensa in ciò che comunica.
La sua fragilità condivisa sta diventando la sua forza.
E non sono più i suoi occhi a inumidirsi quando si racconta bensì quelli di chi l’ascolta, di chi non ha ancora scoperto che i limiti non sono debolezze.
Lei e pochissime altre persone sono riuscite a farmi capire qualcosa difficile da accettare: è quando sono vulnerabile che sono io, non quando lo nascondo, è quando ammetto che sono un po’ Cenerentola e non Wonder Woman che esce la parte bella di me.
È quando decido che va bene anche meno e che va bene anche se gli equilibri si rompono.
Non significa spaccare tutto all’improvviso resettando e riscrivendo ma c’è una bella differenza tra:
- fare una scelta e muoverti con consapevolezza verso quella direzione
- e agire per fare in modo gli eventi intorno a te rendano giustificabile quella tal azione, decisione o mossa.
La scelta va all’inizio del percorso, non alla fine.
Una scelta agita.
Non una scelta subita.
È Cenerentola che manda a cagare le sorellastre.
Non il principe che viene a salvarla.
È un desiderio vivo, non un compromesso soffocante.
E lo è anche grazie alla paura e alla vulnerabilità.
I SOGNI SON DESIDERI
Io sto provando a strasformali in progetti, in azioni quotidiane.
E non per buttare lì una frase fatta ma perché più che aspettare di vedere cos’ha in serbo per me il futuro sto provando a costruirlo.
Giorno dopo giorno.
Azione dopo decisione.
Decisione dopo riflessione.
Parola dietro parola.
Alla luce del sole e senza topolini, zucche magiche e fate cicciottelle.
Cenerentola mi sta antipatica e adesso ho capito perché. Se avessi una figlia femmina non le racconterei la sua storia, non le direi che bisogna scappare a mezzanotte. E ora che l’ho vista, che l’ho riconosciuta in me e che l’ho compresa vorrei provare a farne a meno.
Meno quella che nasconde la paura, che non dice “no”, che scappa se non riesce a quadrare i cerchi e più io, paurosa e un po’ dipendente ma vera e tenace.
Quella carta, alla Holden, l’ultimo giorno di corso è scivolata fuori dal quaderno dove l’avevo riposta ed è finita sotto una sedia.
Non l’ho raccolta.
—
È tanto che non pubblico una ricetta e quindi why not?
Questi muffin non li ho inventati io, li ho trovati qui
E li ho preparati per avere la merenda pronta per Ettore a scuola, perché li congelo dopo cotti e quando mi servono li tolgo dal congelatore la sera prima.
Quindi sono per Ettore ma Fra li ha recensiti con grande entusiasmo (“non sono sofegosi” cit.), Giona non si è tirato indietro nel testare e quindi bon, ho pensato di condividere la ricetta anche se non l’ho inventata, neanche mezza modifica e giuro: sono buonissimi.
MUFFIN CON GOCCE DI CIOCCOLATO FONDENTE
Ingredienti (con questa dose te ne vengono più di 12, a me 16)
125 gr Burro ammorbidito
265 gr Farina 00
135 gr Zucchero
135 gr Latte intero a temperatura ambiente
2 Uova temperatura ambiente
100 gr Gocce di cioccolato fondente (io sono andata a manciate: due di Ettore e due di Giona, la volta prossima però abbondo)
1 Baccello di vaniglia (io uso quella in vasetto liquida per praticità)
1 cucchiaino raso di bicarbonato
1 pizzico di Sale fino
10 gr Lievito in polvere per dolci
Come si fa
Lavora con le fruste burro e zucchero, aggiungi la vaniglia, le uova una alla volta e il sale. Monta piano ma a lungo.
Setaccia insieme farina, bicarbonato e lievito e aggiungili a cucchiaiate nella ciotola continuando a montare e alternando con il latte.
Alla fine unisci le gocce di cioccolato tenendone da parte un po’ da aggiungere alla fine, prima di infornare.
Metti i piroettino negli stampi da muffin, riempili per 2/3 e aggiungi le ultime gocce di cioccolato. Inforna a forno caldo, statico, 180°. Cuoci per 18-20 minuti, la prova dello stecchino vale sempre.
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