L’hai sentito?
Cosa?
Questo silenzio sospeso e raggelante
Il silenzio è qualcosa a cui non riesco dare connotazioni negative, anche se quello di queste sere è inconsueto e forzato. È un silenzio imposto, è l’unico che può girare indisturbato senza bisogno dell’autocertificazione.
Il silenzio a me piace, sia chiaro, ma il rumore è vita, il silenzio è pace. E nella pace c’è la morte.
Sarà per questo che organizzano flash-mob dai balconi, tutti a cantare e ad applaudire, combattono il silenzio cantando la vita e applaudendo a chi se ne sta prendendo cura.
Può essere.
A me non piace il rumore, mi infastidisce e mi da noia, il silenzio mi riempie di più, ma il silenzio è assenza: assenza di rumore, assenza di qualcosa…
Oppure spazio per qualcos’altro… possibilità e accoglienza. Che in mezzo a troppo rumore cosa ci vuoi mettere? Anche i pensieri si fanno piccoli. E poi pensa ai rumori di sottofondo, quelli che ti cullano e che, solo in presenza del silenzio, trovano una loro melodia.
Ma tu ascolta quello che c’è stamattina, oggi che è domenica… neanche un ciclista che passa a rompere l’aria. Non è pace, è angoscia e desolazione. A volte, lo ammetto, è magico: quand’è incantato e immobile che lo puoi quasi toccare, vedere e annusare. Oggi invece è il nulla, un silenzio forzato e non voluto, di paura, diffidenza e di incertezza.
È un silenzio inusuale ma non è mica colpa sua, il silenzio prende la forma che gli diamo e assume significati che sono i nostri significati. Il silenzio, più delle parole, è neutro e non è mai davvero assenza. Ogni silenzio è colmo di qualcosa e ha in sé lo spazio per qualcos’altro.
Quanti silenzi conosci? Certo, oltre a quelli del mare, della montagna e del deserto. C’è quello della notte e dell’alba, poi ci sono i piccoli silenzi della stanza di un medico prima che si apra la porta, quello di quando è la vigilia di Natale e stai per chiudere l’ufficio… e poi quello terribile al tavolo del ristorante, quando hai finito i discorsi e neanche il cameriere ti soccorre portando il conto (aiuto), quello delle città mentre dentro le case gioca la nazionale di calcio.
Ma quello di stamattina che silenzio è? che anche la natura sembra essersi messa da parte: offesa, tradita, spaesata. Quello di stamattina è un silenzio irreale, preistorico.
I silenzi che conosco dici? vediamo…
il silenzio dei pensieri che nascono,
il silenzio di quando stai per cedere al sonno,
il silenzio di quando dormono loro, e tu li contempli e non ti bastano mai, che quando dormono non c’è arrabbiatura o fatica che tenga, e il succo versato per terra se lo beve il silenzio dei loro sogni,
il silenzio della neve che cade, anche se io preferisco dire il suono della neve che scende ma ci siamo capiti,
il silenzio di quando sei a casa da sola e ci sei solo tu, e non succede mai ed è pace,
il silenzio complice di quando si è in due ma non servono parole, questo è, tra tutti, il mio preferito.
È il silenzio condiviso. Che poi, se escludi la musica e poco altro, la condivisione del silenzio lega più di quella del rumore.
Il silenzio in due è più profondo, più antico, più magnetico. Il silenzio condiviso è una dolce dichiarazione di amore e di fiducia.
Siamo visioni angolari, soggettive e parziali, frutto del momento.
Come due vie che si incrociano, vuote, senza orizzonti di linee ottiche, senza niente… solo media borghesia antica e decadente, sfatta, ancorata ad un passato che vive come una stella quando le si lega un desiderio ma è morta milioni di anni luce prima, che ne so io del resto… altro non siamo che una visione sfocata e un ragionamento costretto dalla prospettiva del nostro piccolo angolo di mondo fatto di due vie che si incrociano, vuote, senza orizzonti di linee ottiche. Solo una frazione di tempo e di silenzi sussurrati.
Siamo visioni angolari, hai ragione, che non si escludono ma si incrociano e danno voce a scambi di parole e ora, se ci salutiamo, a un silenzio assordante e denso.
Siamo due chiusi in casa… dobbiamo pur fare qualcosa.
Adesso vado a fare del rumore. Ciao.
… … …
Foto di copertina: Gabriele Carrà
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