Treno.
Di ritorno da Torino.
Trascrivo emozioni e pensieri che mi nuotano in pancia.
Sono stata da Annamaria Anelli, abbiamo lavorato insieme due giorni.
È quando dico che esco dal tubo ed è un privilegio della mia bistratta partita iva a cui non rinuncerei: vado là per un piccolo lavoro e me ne torno con un barattolo pieno di stimoli e suggestioni preziosissime.
L’altra settimana invece ero a Ravenna, raggiungevo Alessandra Farabegoli e Silvia Versari per la registrazione del corso on line su LinkedIn che ho realizzato per il DigitalUpdate (piccolo spazio pubblicità: secondo me è un corso molto utile per chi vuole migliorare la propria presenza su LinkedIn).
In entrambi i casi mi sono cimentata in qualcosa che non ho mai fatto prima.
In entrambi i casi timore e ansia da prestazione.
Io, le sfide e il black friday
Ho sempre avuto l’impulso di buttarmi sulle cose, con leggerezza, entusiasmo e un po’ di incoscienza.
Vivo gli stimoli e le sfide come le occasioni del Black Friday: mi ci immergo fino al collo per la paura di perdere occasioni imperdibili.
Poi, dopo essermi lanciata, mi affido alle farfalle nella pancia per dar vita a qualcosa di bello e utile.
Perché ogni volta che inizio qualcosa è come se mi innamorassi.
Poi l’innamoramento cede il passo o all’amore vero e quindi all’approfondimento o alla noia e quindi al fastidio e a un lasciamoci restando amici.
Negli ultimi anni mi sono innamorata poco ma ho amato molto.
Questo mi ha resa anche più prudente e meno incosciente.
Meno Black Friday.
Meno vibrante e più solida, accurata e attenta.
Meno farfalle e più neuroni.
Sto maturando un approccio al lavoro che richiede preparazione, previsione e progettazione.
È una grande conquista per una abituata a improvvisare, approssimare per eccesso e buttarsi chiudendo gli occhi.
O ad appoggiarsi quando serve.
Ora però ho voglia di innamorarmi ancora.
Di farfalle nello stomaco ed entusiasmo che spinge e trascina, che si mette a fianco dei neuroni per portare la cura e la progettazione su nuove sfide.
Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano…
Mi piace questa vita che ti ti permette di partire ogni volta verso orizzonti nuovi, poi sceglie direzioni non previste o non prevedibili, percorre sentieri che diventano strade, affronta bivi che conducono su mulattiere impervie e improvvisamente, senza averlo deciso prima, confluisce di nuovo nel suo inizio e chiude un anello.
E tu da lì riparti con un bagaglio più ampio ma soprattutto avendo unito tutti i puntini raccolti durante il viaggio; ciò che avevi lasciato è di nuovo tra le tue mani e ti accorgi che era proprio quella cosa lì che stavi cercando nel tuo peregrinare.
E ce l’avevi ma non ce l’avevi davvero e adesso ce l’hai.
Per me è stato così con la meditazione: un amore sbocciato 15 anni fa che ha a lungo ha sonnecchiato prima di trasformarsi in pratica.
Ora si chiama Mindfulness e mi sta facendo del gran bene (lo ripeto, sono una neofita ma che potenza).
Un bel ritorno anche il Freelancecamp 2019 di Marina Romea.
Un ritorno al 2012 quando approcciavo la prima edizione da dipendente di un’azienda, con tanta confusione in testa e la ricerca di un modo nuovo di vivere il lavoro.
Quest’anno come allora ho vissuto l’evento piena di domande e di dubbi e come allora ho trovato persone, risposte, contenuti, suggerimenti, stimoli.
Perché ci vado ogni anno?
Perché ogni anno sono diversa e il Freelancecamp è come quei libri che rileggi e rileggi scoprendo significati e messaggi nuovi, non si ripete mai.
E poi mi sprona.
Di sproni e speroni
Dopo aver cercato a lungo carezze sulla testa e grattini sotto il mento ho capito che oggi, alla Roberta di adesso, fa bene essere spronata, a volte sfidata.
Torino.
Ravenna.
Qualche calcio di cartavetrata nel sedere e garbati speroni ai fianchi.
Ricerca di profondità per una che ama la trasversalità.
Un confronto quotidiano con chi fa lavori diversi dal mio e ha la gentilezza di raccontarmeli, con chi balla la propria partiva iva su una musica tutta differente dalla mia, con chi guarda la famiglia, la genitorialità e gli impegni di ogni giorno da un punto di vista a me estraneo.
Punti di vista che mi aiutano a lasciar cadere tre veli di morbida ingenuità e tante rigide convinzioni.
Punti di vista che mi aiutano a riscoprire e affermare le mie posizioni e ad assumere la responsabilità delle mie scelte.
A riconoscermi. Diversa.
A specchiarmi. Uguale.
A dire.
A chiedere.
A non trattenere. Passato. Futuro.
A scoprire il fianco. Morbido.
Chi mi sprona mi ama
Chi mi sprona è chi non si ferma a dirmi che sono brava ma mi sussurra all’orecchio che posso fare ciò che temo.
Chi va oltre le mie giustificazioni e contesta le mie scelte.
Chi accetta di dover abbattere un muro di resistenze per aiutarmi ad abbracciare il paesaggio oltre.
Chi mi dice che non ho niente da nascondere dietro a maschere di perfezione perché sono già il meglio di me stessa.
Chi mi guarda vedendo una persona che io non vedo. Mi fido.
Chi mi sfida ad abbandonare il forbito, il costruito e l’enciclopedico, la compiacenza e la riverenza per tirar fuori quella gran rompicoglioni, emotiva e impulsiva che sono.
Il tono di voce
Alla ricerca del mio tono di voce: che su LinkedIn è facile, sono quella un pelo acida che fa la corte ai progettisti meccanici e inveisce contro i CV scritti con le ginocchia (ma volevo dire culo).
E fuori LinkedIn?
Il Tono di voce secondo Annamaria Anelli è quando ti sporgi. La trovo un’immagine molto azzeccata: che se non ti sporgi non ti sente nessuno ma non è questione di volume.
La mordidezza che non sembro io.
“Non ti ho riconosciuta in stazione, Roberta” Annamaria non mi vedeva da un po’ ma non è stato colpa dei capelli lunghi se ha faticato a riconoscermi quando le andavo incontro sorridendo.
Più morbida.
Meno nervosa.
Più tette al vento.
Meno in assetto da combattimento.
Se mi avesse detto più giovane, più professionale o più stilosa non sarei stata altrettanto felice.
Sto imparando perché mi sto fidando degli altri, li ascolto, li cerco, chiedo, passo molto tempo ad ascoltare e molto tempo a parlare. Prendendo posizioni, sempre con il timore di sbagliare ma consapevole che se sbaglio imparo qualcosa di nuovo.
E non una visione zen, è solo la verità ed è tutto ciò che è.
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