Ve lo dico, è un post lungo: ho inserito le principali risorse che ho usato nell’ultimo anno per la mia crescita personale e mi sono concessa il lusso di spiegare come mi sono state utili.
Tutto è iniziato da un antipaticissimo stato depressivo che poco mi si addice ma che, quando tocca tocca, e fa pure male.
Lo so, adesso mia mamma si agita.
Quel momento, da cui sto pian piano emergendo, è stato anche lo stimolo per ri-prendere in mano tutto, in particolare nodi e blocchi che mi portavo appresso da moltissimo tempo.
Qui ho elencato ciò che mi ha aiutata, oltre alla comprensione e alla pazienza delle persone che avevo vicino, e come sto usando quegli “strumenti” in attrezzi per un percorso di sviluppo.
Ho suddiviso il post in piccoli capitoli, quindi potete scorrerlo e fermarvi solo dove vi interessa, ma a me ha aiutato tutto.
Ho linkato delle persone nel post, nessuna di queste a parte la coach è stata avvisata (a lei ho chiesto perché la conosco da poco e non volevo commettere gaffe): questo non è un post commerciale anche se faccio il nome e cognome di persone (in alcuni casi anche amiche) che reputo molto brave – ciascuna per il proprio ambito di competenza – e vedrete che c’è di tutto un po’.
Ok, ora parto decisa come un missile terra-aria.
LA PSICOTERAPIA FATTA BENE
(che equivale a FACENDOSI UN MAZZO TANTO)
Non significa solo trovare la psicoterapeuta giusta ma aver voglia di lavorare sodo e andare a fondo.
In caso contrario datemi retta, butterete via tanti soldi: ho fatto 8 anni di psicoterapia prima che nascesse Ettore ed era chiaro sia a me sia a La Dottoressa (io la chiamo così, La Dottoressa) che stavo cincischiando accontentandomi di restare in superficie e illudendomi che servisse.
Inutile? No!
Ma era come voler fare un panettone di pasticceria usando lievito di birra e senza planetaria…
Ho ripreso da quasi un anno, affrontando il percorso, per necessità e rispetto verso i soldi che sto spendendo, con grande impegno e con il desiderio di non farmi sconti, di non nascondermi e nasconderle niente.
E finalmente ho capito a cosa può portare un lavoro di psicoterapia affrontato con convinzione e compassione verso se stesse.
Perché davvero, ci sono situazioni, malesseri, emozioni, momenti della vita che da sole non siamo in grado di gestire e metabolizzare ma non è un problema, dobbiamo darci il diritto di non farcela.
E concederci l’aiuto di chi, per professione, è in grado di guidarci.
Senza giudicarci ma anche senza nasconderci: quando e se deciderete di affrontare un percorso di psicoterapia sappiate che avrà bisogno da una parte della vostra resa e dall’altra della vostra forza. E sarà un grande dono quello che deciderete di farvi.
LE AMICHE DEL PREZZEMOLO
Ovvero quelle amiche che ti fanno notare la foglia di prezzemolo tra i denti.
Altrimenti io dalla psicologa forse non ci tornavo, o non in tempo utile per evitare l’esaurimento. Grazie Mariachiara.
La qualità della vita dipende molto dalle persone che hai vicino. Nel bene e nel male.
Quindi, e qui rispondo a mia madre che, pur avendo una figlia psicologa ancora non si dà pace: “no mamma, non vado dalla psicologa perché non ho amiche. Ci vado proprio perché ne ho di ottime!”
Le persone che più mi fanno del bene sono quelle scomode.
Quelle che fanno il tifo per me a prescindere ma che, quando serve, buttano lì anche qualcosa di scomodo.
Come può esservi utile questa riflessione? Certo non troverete a fine post la lista delle mie amiche del prezzemolo ma vi invito a includere nella vostra vita le provocazioni scomode, quelle da cui a volte si vorrebbe scappare o farsi sorde. Lasciate entrare prima di erigere un muro di esclusione.
Per me è stato difficile mettere in discussione alcune certezze a cui mi aggrappavo ma è stato anche salutare.
Ed è stato merito di persone che hanno avuto la benevolenza di dirmi cose che non volevo sentire.
Quindi chiedete sempre alle vostre amiche più care di dirvelo quando quella stronzissima foglia di prezzemolo vi si è incastrata tra i denti.
E fatelo anche voi con le persone a cui volete bene.
LA BELLEZZA SALVERA’ IL MONDO
La mia.
La vostra.
Sentirsi belle, ancora prima di vedere e apprezzare il bello fuori di voi.
Lo scorso anno Fra mi ha regalato una consulenza d’immagine con Anna Turcato. Era una cosa che desideravo perché, dopo una vita passata snobbando ogni cura per il mio aspetto esteriore salvo la ricerca spasmodica e insana della tonicità fisica, avevo capito che curare l’abbigliamento non significava solo sperperare soldi a negozi e azzeccare gli abbinamenti, bensì era – ed è – parte del volersi bene e influisce un botto sulla propria autostima.
Già, sembra facile trasformare lo shopping in un percorso di crescita personale, ma per me, che il momento più difficile della giornata era decidere come vestirmi la mattina e spesso mi portavo appresso tutto il giorno un senso di inadeguatezza e di distonia, è stato importante conoscermi e vedermi attraverso una professionista che mi ha aiutata a capire cosa potevo e volevo comunicare con l’aspetto esteriore.
È cambiata la mia vita dall’oggi al domani?
No, fatico ancora ad azzeccare gli abbinamenti, sbaglio alcuni acquisti e non ho ancora un accessorio decente che sia uno. Ma quello che mi sono portata a casa e che mi accompagna ogni giorno, oltre a capire come sono fatta e cosa scegliere per smussare la pancetta morbida e supplire all’assenza di tette, è che la bellezza è un ingrediente di benessere che va cercato, curato, coltivato, osservato. E non è vanità, al contrario. Lo dico per chi, come me, ha sempre pensato che funzionale è più importante che bello.
SCRIVI CHE TI PASSA
Anche se qui lo faccio poco ho preso l’abitudine di scrivere quasi ogni giorno a mano. A volte uso un titolo per farmi guidare, a volte vomito fuori emozioni e vissuti, rabbia e frustrazione senza filtri o struttura. Spesso scrivo dopo le sedute per rielaborare e fermare ciò che ho intuito o intravisto.
Il corso della Scianca mi ha aiutata molto a sbloccarmi attraverso esercizi semplici e immediati.
Un impulso più profondo alla scrittura autobiografica invece l’ho trovato qualche anno fa grazie a un corso di Francesca Sanzo e ancora oggi continuo a richiamare alla mente le sue parole.
E poi c’è Chiara Gandolfi. Con lei ho lavorato sulla scrittura per i social network ma, e credo che lo sappia, un suo corso non è mai solo per lavoro. È un po’ magica Chiara.
COACHING PER FARE LA MESSA A TERRA
Io potrei vivere di sempre maggior consapevolezza e alimentare il mio onanismo mentale a furia di sedute, letture, quaderni pieni di parole, Ted e podcast (e un guardaroba nuovo di zecca).
Consapevole sì, ma ferma come un mulo.
Perché io sono tenace, resistente nelle mie fobie e affezionata alle mie manie. Anche ai miei pensieri negativi: mi ci riparo sotto e mi sento giustificata a stare male.
Voi? Non vi capita mai di rifugiarvi nel vostro malessere conosciuto e fare resistenza a un cambiamento che potrebbe essere positivo o no ma sarebbe in ogni caso qualcosa di diverso?!
Io a un certo punto l’ho capito: la consapevolezza è il primo passo ma per me potrebbe essere benissimo anche l’ultimo, poiché tendo a trasformarlo in una nuova area di confort dalla quale mi sento giustificata a non uscire… in fondo sono così consapevole.
Consapevolmente mulo!
E quindi, grazie a un’altra amica del prezzemolo, ho trovato il coaching e Alessandra Magaraggia. Lei mi sta aiutando a fare la messa a terra di tutte le mie elucubrazioni mentali ed è straordinaria.
È scomodo anche il coaching ma, con garbo e fermezza, mi sta portando a prendere degli impegni verso me stessa e a far seguire al primo passo anche il secondo e poi il terzo, per uscire allo scoperto e assumermi la responsabilità di me e di ciò che desidero per il mio benessere.
Il coaching è un percorso diverso dalla psicoterapia, per metodo, approccio e obiettivi: i due lavori per me non sono alternativi ma complementari.
In linea di massima però il mio consiglio è di iniziare con una cosa alla volta e lavorare bene in una direzione. Scegliendo quella che risponde meglio al vostro bisogno. Non c’è un approccio migliore, tutto dipende dagli obiettivi e da ciò che vi muove alla ricerca di un aiuto, così come dalla persona a cui vi affiderete.
Ma torno a dire che affidarsi è, in alcuni casi, la scelta più coraggiosa che potete fare.
E un ottimo investimento.
MINDFULNESS (e i PODCAST)
Da pochissimo mi sono avvicinata alla Mindfulness.
In realtà orbito intorno alla meditazione da molti anni, almeno 15. Non con grandi risultati in fatto di continuità anche se le mie due gravidanze andate a buon fine sono arrivate ciascuna in uno dei miei periodici momenti del “adesso mi metto a meditare”.
Il fatto è che non sono mai riuscita a diventare costante in questa pratica, ho sempre saputo che sarebbe stato un traguardo importante eppure sentivo:
- che non era mai il momento giusto,
- che qualcosa non funzionava per me, che quel modo non era fatto per me (insomma, io mi addormentavo!).
“Respiri Roberta, si ricordi di respirare e tenga a mente che le emozioni passano, non si lasci portare via.”
Dovete sapere che La Dottoressa che mi segue è di quelle che non si scuce su niente, spiega poco, mi fa parlare molto e mi fa sudare ogni traguardo. Mai una volta che mi dica COSA posso fare per stare bene.
Però due cose me le dice sempre: di respirare e di centrarmi.
Che, diciamocelo, quando sei in preda della depressione e passi più tempo a piangere che a lavorare (è passata mamma, è passata davvero, non agitarti!) ti pare una misera indicazione.
E più che scomoda la senti fastidiosa come quei cazzo di aloni che rimangono sempre sulle finestre quando sei convinta di averli lavati bene, o quella piega sulla camicia che stai stirando che manco con l’appretto viene via: una cosa irritante e frustrante.
Ma poi succede qualcosa, seduta dopo seduta, consapevolezza dopo consapevolezza nasce la curiosità e l’apertura vera al cambiamento. Così decido che, oltre alle sedute e al coaching avevo bisogno di ripetizioni a casa. E mi butto sui podcast di crescita personale.
Io ho scelto, e consiglio in modo sbracciato e sguaiato, quello di Giusi Valentini che ho conosciuto a un Freelancecamp e che ho sempre seguito, ma da lontano. Anche lei è coach e promuove la pratica della Mindfulness.
Con lei sono entrata davvero nel mondo del respiro e improvvisamente ho capito cosa significa centrarsi (anche se sono ben lontana da essere una persona centrata). E ho anche capito che La Dottoressa ha sempre avuto ragione e che, gradualmente, mi ha avvicinata a questo.
Pratico ogni giorno da poco ma, e se ve lo dice Miss Resistenza che manco con la canna perde il controllo, potete fidarvi: gli effetti ci sono.
Attraverso Giusi ho scoperto Marina Innorta, registrandosi al suo blog è possibile scaricare una semplice e ben fatta guida alla Mindfulness in cui è spiegato chiaramente cos’è, come approcciarla, cosa aspettarsi e cosa non aspettarsi (che è quasi più importante). Evito quindi di dilungarmi qui e vi rimando a lei.
Per quello che mi riguarda, gli effetti che sento sono:
- diminuzione drastica delle visualizzazioni negative: la mente non si rifugia più in scenari apocalittici in cui io soffrirò come un cane e tutti dovranno compiangermi,
- nessun tipo di visualizzazione positiva: no, nella mia testa non mi trasformo in una santa e nemmeno in una super eroina che porta la pace nel mondo,
- maggior capacità di guardare le emozioni senza annegarci dentro, che siano esse belle o brutte.
- capacità di godermi piccoli momenti della giornata che prima correvano via,
- mi sento, io sento me stessa. Non è più solo un esserci per qualcuno o per qualcosa o esserci attraverso il feedback che ricevo ma ci sono io e mi sento (non so spiegarla meglio ma è così),
- minor giudizio verso i miei limiti e le mie fragilità.
E sì, resto una persona nervosa, mi arrabbio con i miei figli e con Fra, sbotto se le cose non vanno come voglio io ma ci sono dei momenti in cui sono nel qui ed ora ed è meraviglioso.
Ed è nuovo.
Si può iniziare con due minuti al giorno, non 10.
Due.
Rispetto ai podcast: li sto trovando una risorsa meravigliosa e a portata di tutti. Ne ascolto diversi anche se tendo ad affezionarmi a pochi che diventano come dei compagni di strada. Ma c’è un mondo a portata, basta aver la voglia di scartabellare e selezionare.
IL POTERE DELLA VULNERABILITA’
Chiudo la lista con questo TED che mi ha strappato lacrime e sorrisi ma soprattutto mi ha fatto sentire normale (soprattutto nella prima parte).
Mi sono sentita parte di un’umanità che funziona come me. Perché, come dice La Dottoressa: “Ma Roberta, non penserà mica di essere poi così originale, vero?”
Già. Pare che io non sia poi così speciale nelle mie ossessioni, paure, dolori e insicurezze. E se non lo sono io non lo siete nemmeno voi. Siamo tutti, chi in modo consapevole e chi no, chi più e chi meno, portatori di paure, inadeguatezze, blocchi, rigidità, fragilità.
Qualcuno decide di affrontarli, qualcuno di fuggirli (io fuggo).
E poi c’è chi li accetta e li accoglie.
Guardatevi il TED.
E poi fate un bel respiro.
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