Siamo approdati al campeggio tardi io e Fra.
E non è strano che io lo consideri una sistemazione lussuosa se si considera il nostro inizio…
Correva l’anno 2009, a lui serviva una compagna di arrampicata in dolomiti e io ero abbastanza incosciente da dirgli di sì.
Scorrazzammo allegramente per le crode per 10 giorni.
All’epoca lui aveva una tartaruga al posto del salvagente che si ritrova ora eppure non successe niente.
Nemmeno quella sera che, ubriaca fradicia di un Chianti da sangue dal naso, in tenda pensai: “se stanotte, oltre alla tartaruga tira fuori anche il cobra, io non mi oppongo!”
Niente, cioè non che non ci fosse, il cobra intendo, ma lo scoprii molto tempo dopo perché ripeto: io gli servivo solo per arrampicare!
Insomma quell’estate dormimmo dovunque: in una casa cantoniera con i cadaveri di topi sotto il letto, all’aperto sulla veranda di un maso chiuso, dentro l’arrivo di una funivia, in multipla tra gli scatoloni pieni di cibarie e in tenda.
Continuammo così per qualche anno.
A dormire un po’ ovunque dico, con preferenza per la multipla.
Ad accamparci col favore delle tenebre.
A evitare di lavarci per giorni.
E a non fare mai sesso nei weekend.
Poi venne il west.
Ci pareva la suite del Grand Hotel: potevamo cucinare dentro (addio al fornellino campingaz), potevamo dormire senza interferenze di uno sull’altro tipo gomiti nelle costole e ginocchia su per il culo, cambiarci all’asciutto se fuori diluviava, aprirci una birra se fuori diluviava, giocare a carte se fuori diluviava…
E sì, potevamo anche fare l’amore… se fuori diluviava, ma di solito giocavamo a carte e bevevamo birra!
Ok, non c’è il bagno in west, ma è proprio questo che distingue i camper dai caravan ed è questo che fa di noi dei veri camperisti: che noi si piscia fuori!
Per accamparci abbiamo sempre dovuto valutare bene le location quindi: in modo da poter esporre le chiappe senza dare troppo nell’occhio.
E se pensate che abbiamo dormito anche a Roma, Parma, Arezzo, Firenze, Ravenna, ecc… bè, non è stato sempre facile evitare di mostrarla al mondo e comunque in quelle occasioni la mia rinomata stitichezza veniva pure comoda.
Già, perché noi eravamo dei puristi, e il campeggio mai!
Vorrai mica fare una doccia calda vero? un bidè la sera, lavare i piatti comoda e tutte quelle robe lì da fighetti… ?
Nemmeno quando nacque Ettore andammo in campeggio.
E lui fece la sua prima vacanza, a 14 giorni, in west.
Con tanto di bagnetto dentro al torrente e distacco del cordone ombelicale in furgone. Che la soluzione fisiologica ce l’avevamo ehhh, ma da quello a una condizione igienico-sanitaria sufficiente, c’è un bel salto.
Eravamo dei veri skyantos noi.
Eravamo anche un po’ pirla, ne convengo.
Approdammo a un campeggio due anni fa. E solo perché in Austria non è che ti puoi infrattare dove vuoi come fai in Italia.
Gli austriaci hanno perso la guerra ma rispettano le regole.
E quindi campeggio.
Io fui illuminata come San Paolo sulla via di Damasco.
Cazzo, il campeggio è una figata!
In campeggio ci sono le docce, i bagni, le lavatrici, i posti dove lavare i piatti e pane e brioche fresche ogni mattina.
In campeggio soprattutto, puoi mangiare e dormire a 10 m da un parco giochi, che vi assicuro, quando hai dei bambini, vale più della possibilità di fare sesso.
E poi ammettiamolo: il sesso in vacanza è soppravvalutato, Ettore è stato concepito al ponte dei morti, per dire…
Comunque da quell’anno sono diventata perentoria: le vacanze si fanno in campeggio!
I weekend che passiamo furgonati durante tutto il resto dell’anno non importa, conservo ancora un po’ del mio spirito skyantos (pochissimo da quando è nato Giona), ma le ferie le voglio “comode”.
Voglio fare una comoda fila per entrare in una comoda doccia condivisa e quando faccio pipì voglio stare comodamente semi-sollevata sulla tazza di un water e non comodamente appoggiata su un prato di ortiche.
In realtà del campeggio amo lo spirito comunitario, il vicinato spontaneamente rispettoso, le chiacchiere senza futuro lavando i piatti, la curiosità di sbirciare dentro le piazzole altrui, (il voyeurismo in campeggio è il mio sport preferito), i sorrisi senza perché ma che sanno di vero.
Mi piace fare la conta delle bottiglie di birra e vino dietro i vari camper e accorgermi che noi ci difendiamo sempre bene.
Mi piacciono le lucine delle roulotte e dei bungalow stabili, che sembrano alberi di Natale, mi piace vedere chi arriva e chi se ne va, mi piace starci abbastanza tempo da riconoscere i nuovi da quelli che c’erano già prima di te.
Mi piace vedere Ettore autonomo in un contesto protetto: mi piace la mattina quando mi chiede dov’è il suo amico, quello di cui non sa il nome ma che la sera prima ha fatto due giri in bici con lui, mi piace la sera, che arriva da solo dove io sto lavando i piati e urla ai 4 venti che gli scappa la cacca… insomma il campeggio mi ha conquistata.
E non è sempre comodo ma ha il suo fascino.
Come il nostro vicino, che porta un costume tanga… che non è comodo, ma ha il suo fascino 😉
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