Quello che non ho….
Avete presente questa bellissima canzone di De André?
Riascoltatela qui, merita.
Mi piace per quel suo gusto di filastrocca che ti culla ma con ritmo.
E ogni volta che l’ascolto succede che me la infilo addosso come un abito, la personalizzo e inizio a snocciolare la mia lista (che non è poetica come la sua ma del resto, lui è lui).
Quello che non ho è il coraggio di mangiare sola al ristorante,
quello che non ho è un vestito da sera sbarluccicante,
quello che non ho è un’auto importante,
quello che non ho è una pochette da abbinare,
quello che non ho è il coraggio di arrivare in ritardo, di scegliere la prima classe, di uscire di casa senza mascara.
Quello che non ho è la forza per riposarmi,
quello che non ho è l’ardore di non preoccuparmi.
quello che non ho è la serenità nell’aprire le mail del commercialista,
quello che non ho è un business plan,
quello che non ho è una pianificazione finanziaria,
quello che non ho è un colore preferito, un piatto preferito, un vino preferito, un negozio preferito, l’amica del cuore.
Quello che non ho è l’assertività da leader incallito,
quello che non ho è quella garbata malizia della donna che sa stare al mondo,
quello che non ho è un tailleur, una gonna a tubino e un vestito da portare senza reggiseno,
quello che non ho sono gli accessori giusti e un blush per allungare gli zigomi,
quello che non ho è la pazienza di far asciugare lo smalto,
quello che non ho sono boccette di profumo,
quello che non ho è la capacità di mangiare in piedi quando mi scappa la pipì.
Quello che non ho è l’abbonamento a una rivista,
quello che non ho è una collaboratrice domestica,
quello che non ho è la leggerezza per non crearmi aspettative,
quello che non ho è la tolleranza verso le pizze sottili e le brioche secche,
quello che non ho è la pazienza di spiegare a chi non vuole ascoltare,
quello che non ho è il buon senso di tacere quando voglio dire la mia,
quello che non ho è un piano preciso e calcolato,
quello che non ho è la diplomazia per non far notare a chiunque che il calice di vino bianco va tenuto per il gambo.
Quello che non ho è la paura di un weekend a casa,
quello che non ho è la spontaneità nel chiedere aiuto,
quello che non ho è la libertà di ferire, di litigare, di pretendere,
quello che non ho è la cantina che vorrei avere,
quello che non ho è la paura di rassettare dopo aver ospitato gli amichetti di Ettore,
quello che non ho (più) è il bisogno di scappare in montagna ogni momento libero,
quello che non ho è la svogliatezza nell’infilare gli scarponi, nel caricarmi lo zaino o nell’indossare le scarpette.
Quello che non ho è la capacità di aspettare senza sbuffare,
quello che non ho è l’urgenza di sapere come andrà a finire,
quello che non ho è la capacità di starmene tranquilla,
quello che non ho è la voglia di baciare sulle guance chiunque, sempre e comunque,
quello che non ho è la verità, il bianco, il nero,
quello che non ho è la vergogna di parlare a voce alta da sola,
quello che non ho è la timidezza che ti salva,
quello che non ho è un sentiero segnato, l’equilibrio emotivo, una fiducia incrollabile.
Quello che non ho è la paura di camminare, la reticenza a sperimentare e la convinzione di dovermi bastare.
Quello che non ho è quel che non mi manca ma quello che non ho è anche quel che posso ancora costruire.
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