Sono andata a cucinare un uovo. Questo che vedete qui sopra e qui sotto.
L’ho fatto nella cucina del Ristorante Degusto, sotto lo sguardo di un grande e giovane chef Matteo Grandi.
Un appuntamento dello Studio Cru, che organizza e mi invita solo a cose belle e interessanti (una leccatina ogni tanto non fa mai male ma è anche la sacrosanta verità)!
Perchè io non sono avvezza alle cooking class, alle manifestazioni gastronomiche e agli eventi per food blogger. Me ne perdo un sacco e di tanti spesso ignoro persino l’esistenza (sono una pessima food blogger, e a volte per dissimulare me la tiro pure).
Ma ogni tanto qualche invito arriva, e allora succede che lo valuto e decido se partecipare o no.
COME LI SCELGO?
Innanzitutto va precisato che io non vivo del o con il mio blog, non ci guadagno un euro e anzi, il mio lavoro vero (e la famiglia, e la montagna) lascia ben poco tempo alla cura e all’aggiornamento di Ratatouille, nell’ultimo periodo per dire posto poco nonostante cucini molto.
Ma va bene così, Ratatouille è lo spazio dedicato alla scrittura e alla condivisione di parole e ricette, è un piacere che non vorrei mai diventasse un “dovere”, anche se cerco di metterci impegno e un po’ di disciplina.
Con questa chiarezza di fondo scegliere le iniziative a cui aderire, che siano eventi, contest o altro, è facile.
Mi basta rispondere a poche domande:
- ho tempo? (= è compatibile con i miei impegni di lavoro e famigliari?)
- mi divertirò? (= viene anche Elisa?)
- mi sarà utile? (= cosa mi porterò a casa?)
- è un evento con qualche finalità sociale/risvolto etico? (= cosa potrò dare io?)
Queste sono le 4 domande che mi faccio prima di decidere se partecipare o no.
Già la prima setaccia parecchio, che il tempo è sempre poco e mal spartito.
Le altre servono a darmi un perchè: perché accettare?
Se non lo faccio per denaro e se non lo faccio per la gloria, perché andare?
Perché mi diverto, perché mi porto a casa qualcosa (relazioni, emozioni informazioni, tecniche di cucina, ecc…) oppure perché posso fare qualcosa di buono.
Al Degusto mi sono divertita, ho imparato e mi sono emozionata.
Matteo Grandi è il vincitore del concorso televisivo Hell’s Kitchen, ha solo 25 anni (25 cazzarola, un bocia per dirla alla veneta) e già sorprende per la sua storia professionale e per la sua cucina (sì, anche la stazza non è male, a me me gusta mucho).
Io l’avevo assaggiato lo scorso ottobre: il ragazzo ci sa fare e, se posso dire la mia, ha un grande potenziale ancora da esprimere (che messa così è tutta da interpretare questa frase).
Tra qualche anno stupirà ancora di più, ne sono certa.
Il suo è uno dei ristoranti che consiglio ha chi ha voglia di assaggiare una cucina di alto livello senza esagerare troppo con sperimentazioni o abbinamenti arditi: Matteo prende la tradizione e la porta all’eccellenza con tocchi di originalità che non ti aspetti e grande cura nella scelta degli ingredienti. E l’ambiente è piacevole e accogliente.
Ho partecipato a una cooking class, significa che eravamo 5 foodblogger, scatenate e indisciplinate, all’interno di una super-mega-lavoglioanch’io-cucina professionale che si affaccia sulla strada.
Insieme a noi c’erano: la brigata del Degusto, che tentava di lavorare nonostante noialtre, e Matteo, che ci ha guidato nella preparazione di uno dei suoi piatti di punta, Uovo croccante su letto di spinaci, fonduta di parmigiano reggiano e tartufo nero.
E non è che l’ha fatto lui: ognuna di noi ha infilato il grembiule e si è cimentata nella realizzazione di questo piccolo ma non scontato capolavoro (che l’uovo è pur sempre un uovo: delicatino).
Io ero emozionata, ve lo giuro. Ma voi avete un’idea di quanto bello sia, per un’invasata come me, trovarsi in una cucina così attrezzata?
Ecco la prima cosa che mi sono portata a casa: emozione, pura gioia, di quelle che ti prendono la pancia e ti fanno lo sguardo da pesce lesso. (La foto testimonia).
E poi la ricetta: se volete provarla vi consiglio di leggerla qui o qui, Laura e Lidia l’hanno riportata passo passo molto bene.
Io mi limito a garantirvi sulla sua bontà (mi piace vincere facile, lo so!).
La semplice complessità di questo piatto è qualcosa di unico: consistenze e sapori vi abbracceranno e limoneranno duro con le vostre papille gustative (che poetessa oggi).
Insomma cimentatevi se vi va, non è impossibile da realizzare, anzi.
Se invece siete della mia scuola di pensiero, che a casa vi fate solo uova speck e patate, andate da Matteo, perchè (almeno) una volta nella vita questo piatto va assaggiato.
Mi sono divertita?
Tanto.
E non è stato solo per merito della cucina, del cuoco, della ricetta, del pranzo buonissimo, dell’organizzazione impeccabile.
Il valore più grande di questo evento (e dei pochi altri a cui partecipo) è delle relazioni, è della magia degli incontri, è del sorriso delle persone che incontro.
Con me c’era Elisa, una delle mie amiche più preziose nonchè socia di Cookinglab, il suo blog, ve lo ricordo, è FoodFreeStyle e con lei vado sul sicuro, la sintonia è sempre tanta.
Sono stata felicissima poi di rivedere una delle foodblogger che stimo di più in assoluto: Anna Maria Pellegrino de La Cucina di QB: donne come lei ce ne sono poche. Pranzare e ascoltarla mentre ci racconta di AIFB Associazione Italiana FoodBlogger, di maternità, di figli che crescono, di compleanni da festeggiare… guardarla e capire che se c’è qualcuno a cui vorrei assomigliare è proprio lei. Bella, brava, generosa di sorrisi e autentica (che è una cosa rara)!
Ho poi conosciuto Lidia di The Spicy Note: foodblogger vicentina molto in gamba e molto attenta alle intolleranze alimentari, mi è venuta in aiuto per delle amiche che cercavano un blog dove attingere a ricette “senza qualcosa”.
E ho riso con Laura, di Tweedot: completamente fuori di testa questa digital PR che vi consiglio di seguire per la simpatia e la grinta che sa trasmettere.
Questo è il valore di un sabato mattina in cui ho affidato Ettore ai nonni, ho indossato un grembiule da cucina e ho fatto la food blogger. Senza food-figaggini di alcun tipo: solo il piacere puro di vivere e condividere una bella mattinata tra pentole, chiacchere, risate, tante fotografie e cose buone da mangiare.
E ora vi regalo dritta culinaria per il PERFETTO UOVO LESSO:
quando bollite un uovo dovete inserirlo che l’uovo sia a temperatura ambiente e l’acqua già bollente, e poi è opportuno bloccarne la cottura inserendolo in acqua e ghiaccio dopo circa 7 minuti di cottura.
Se lo inserite dall’inizio nell’acqua fredda lo cuocerete troppo: diventerà un po’ verde dentro e avrete un tuorlo pastoso in bocca.
Se lo inserite in acqua bollente prelevandolo dal frigo invece, lo shock termico rischierà di far crepare il guscio e di far fuoriuscire l’albume.
Evviva l’uovo lesso!
E ricordate che l’uovo ha una forma perfetta benché sia fatto col culo (cit.).
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[…] “Al Degusto mi sono divertita, ho imparato e mi sono emozionata. Ho partecipato a una cooking class: significa che eravamo 5 foodblogger, scatenate e indisciplinate, all’interno di una super-mega-lavoglio anch’io-cucina professionale che si affaccia sulla strada. Insieme a noi c’erano: la brigata del Degusto, che tentava di lavorare nonostante noialtre, e Matteo, che ci ha guidato nella preparazione di uno dei suoi piatti di punta, Uovo croccante su letto di spinaci, fonduta di parmigiano reggiano e tartufo nero” le parole di Ratatouille – Non solo cibo. […]
[…] E poi ovviamente la mia immancabile, insostituibile compagna di merende Roberta Zantedeschi di Ratatouille-non solo cibo (l’articolo qui) […]
Sempre pronta a sperimentare 🙂 Grazie Matteo.