Il caldo: canottiera, infradito (io no perchè c’ho i piedi strani, ma facciamo finta), le braccia sudate, che quando soffia un po’ di brezza vengono i brividi, sete di ombra a mezzogiorno.
Impossibile pensare di andare a correre in pausa pranzo.
Il sole, che più che baciarti ti prosciuga, ti toglie le energie e ti fa guardare ai monti con un desiderio prepotente.
L’estate insomma, che arrivano le ferie, che la sera fai tardi, che durante il giorno scappi da un’aria condizionata all’altra e un po’ la maledici perchè ti viene male alla gola e alle cervicali ma guai a star senza (io no che la odio, ma facciamo finta).
L’estate, che l’abbronzatura fa spuntare le lentiggini ed è più semplice vestirsi (o svestirsi… fate voi).
L’estate, che studi il programma del weekend già il lunedì prima (io il sabato per il sabato dopo ma sono un caso a parte).
L’estate, che il cocomero diventa pranzo e il gelato cena.
Ecco… qualcuno mi spiega dove minchia è finita l’estate quest’anno?
No perchè io la canottiera la metto pure ma sopra c’ho la felpa, e il sole non è che non mi baci… il sole non mi caga per niente!
E a pranzo ci vado a correre, eccome se ci vado (e se torno con la maglia bagnata non è sudore, è acqua che cade dal cielo).
E i programmi da un weekend all’altro io li faccio ma è un puro esercizio di immaginazione, la realtà è fatta di spezzatino di musso e polenta, di porchetta organizzata per i primi di agosto, di tisana calda prima di andare a letto e di tanta, continua, costante, imperturbabile pioggia.
E che due palle!
Io ho bisogno di sole, e non è così per dire.
Io ho una fisica e urgente necessità di trovarmi a tu per tu con il sole, magari per più di 5 ore in una settimana (che di queste 5, 3 sono in ufficio o in macchina).
Perchè un po’ meteoropatici lo siamo tutti, chi più chi meno… io più.
E vabbè che sono una gialla(issima), entusiasta, solare, energetica donna (wow), e va bene anche #hohohaha (questa la capiscono in pochi, fate finta) ma perdindirindina, ad un certo punto le risorse un po’ si esauriscono se non le ricarichi. Capita solo a me?
Quindi, visto che al tempo non si comanda bisogna trovare modi altri.
Tra quelli che io preferisco, guarda caso, c’è il mangiare… se bene e in compagnia riesco quasi a sentire il calore dei raggi sulle guance.
Condividere il cibo fa subito estate, anche a dicembre, figuriamoci a luglio, pure se piove!
E quest’estate, più delle precedenti, mi trovo spesso la sera a mangiare in compagnia: a casa nostra spesso, ogni tanto fuori, talvolta da amici (più frequente da e tra amiche a dirla tutta).
E mi piace, tanto… tanto così.
Mi diverte anche perchè rispetto a qualche tempo fa non mi preoccupo più (#staiserena dice Mara): il cosa cucinerò non è più il pensiero fisso dei due giorni prima della cena e capita che si vada di insalatona per tutti, di pane e formaggio, di zuppa di rape rosse (vi posto presto la ricetta, merita!) di esperimenti o di improvvisazioni svuota-freezer. Perchè è vero che la compagnia è il miglior companatico e che chi spartisce gioisce (chi offre di più?).
Proprio per questo ogni tanto mi trovo a preparare dolci semplicissimi, svelti, poco elaborati e possibilmente estivi nonostante la pioggia.
Le pesche ripiene sono un asso nella manica che ho imparato dalla Michela della Val Canali (sì lo so, sono noiosa): un dessert banale quanto buono che preparo davvero volentieri (solo quando non viene Andrea M. però, che quando c’è lui arriva la XXL di gelato da urlo e le mie prestazioni pasticcere le accantono volentieri).
Beh insomma eccovi la ricetta della Michela o quella che a partire dalla sua io faccio spesso. Provate, non c’è pioggia che tenga davanti alle pesche ripiene profumate al whisky.
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Pesche ripiene profumate alla crema al Whisky
Ingredienti (le quantità le regolate voi in base a quanti siete, è un po’ una ricetta del qb questa)
4/5 pesche (o pesche-noci) mature ma non spappolose… ho reso l’idea?
1 uovo intero
100-150 gr amaretti tritati non troppo fini
crema al whisky qb
poco burro
Come si fa…
Tagliate le pesche lavate in due, togliete l’osso e scavate un po’ al centro recuperando la polpa.
Tritatela e unitela agli amaretti, legate con l’uovo e aggiungete poco liquore al whisky, attenzione a non rendere troppo liquido il ripieno, nel caso correggete con altri amaretti sbriciolati.
Posizionate le pesche con la cavità verso l’alto in una pirofila foderata di carta forno che possibilmente le contenga a misura, riempitele con il composto di polpa e amaretti. Adesso spruzzate ancora della crema al whisky sulle pesche, abbondate quanto più vi piace (non serve che facciate un brodo ehhhh). Posizionate un pezzetto piccolo di burro sopra ogni pesca e informate, cuocete a 180° per circa mezz’ora e poi abbassate a 150° per altri 20 minuti (chiaramente il tempo di cottura varia un po’ a seconda della grandezza e del livello di maturazione delle pesche quindi controllate che siano morbide e che il ripieno sia ben rappreso).
Fatele raffreddare.
Potete servirle fredde (avendole tenute in frigorifero almeno un paio d’ore) oppure, considerata l’annata non proprio caliente, anche tiepide.
Suggerimento goloso: impiattate le pesche con un cucchiaio di crema chantilly vicino e lamelle di mandorle tostate sopra (la crema chantilly si prepara montando la panna fresca con 1/5 del suo peso di zucchero a velo e un pizzico di vaniglia se piace). #goduria
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