Qui non troverete facilmente ricette carnevalesche.
Cioè, io crostoli e frittelle li amo, e tanto anche (soprattutto i crostoli).
Ma friggere non è il mio passatempo preferito, quindi sperimento volentieri le produzioni dei panifici e delle pasticcerie della zona. E qui si difendono bene, alla grande direi, con mia grande soddisfazione.
Insomma, si diceva: poca roba fritta in Ratatouille. È per questo che anche sotto carnevale io vi propongo la ricetta del semifreddo al torroncino.
E non è una “ricetta riciclo”, non sono una moderna suor Germana che vi guida allo smaltimento di quelle 15 o 20 stecche di mandorlato che avete stivato in credenza nell’ultimo mese sommandole a quelle del Natale 2013.
Be’, se avete del torrone a cui non sapete che fine far fare questo è un metodo squisito per consumarlo, sia chiaro.
Ma per me il semifreddo al torroncino è davvero un dolce da sperimentare e offrire a prescindere dalle festività.
È buono a Natale, ma anche a Pasqua… insomma è un ottimo dolce al cucchiaio, da preparare in anticipo e tenere lì per le emergenze. Con la guarnizione giusta diventa un sempre verde della pasticceria.
Per cui il mio invito è: andate al supermercato e fate scorta di torrone. Datemi retta.
Io vi regalo questa ricetta che ho messo a punto in anni e anni di prove.
L’ho usata la sera di capodanno, quella in cui Ettore (che generalmente alle 20:30 va a letto) ha tirato fino all’una e mazza senza colpo ferire.
Perchè poi, credo che si sia capito, io posto quello che mangiamo.
Lo immortalo esattamente un minuto prima di metterlo in bocca.
Ebbene sì… noi qui non ci si scotta la lingua, il cibo si fredda finchè faccio le foto (due minuti ehh…, mica mezz’ora).
Non sono la Chiara Maci de noantri, ho poco a spartire con le “professioniste” dei blog di cucina che montano set fotografici degni di una sfilata… cioè, a volte ci provo, è divertente: uso tende, vestiti, lenzuola, cassette della legna… ma il più delle volte scatto un minuto prima di sederci a tavola. E come viene viene.
Non è solo questione di poco tempo, è il mio stile.
Qualcuno (la tipa da cui acquisto vestiti usati per intenderci) mi ha detto che il mio è uno stile vintage (e ha tentato di farmi acquistare un portafoglio di pailette). Io ancora non saprei definirlo ma mi è piaciuta la sua visione (il portafogli no però, quello non l’ho preso).
Io sono io. E faccio così.
Io sono quella a cui è stato messo veto di andare a comprare scarpe non accompagnata da persona dotata di un livello medio di buon gusto, e quella che ieri si è messa lo smalto per poi sentirsi dire da Fra “Ti sei messa lo smalto: hai un altro?”… tanto per farvi capire quanto stupore susciti ogni mio tentativo di assumere modalità poco mie.
E quindi mi piace pensare che Ratatouille sia il mio specchio non la mia maschera… certo, un po’ mi faccio bella (ed edito le foto). Ma poi… parlo come mangio, anzi posto quello che mangio.
Ho fatto un corso prima di Natale con una bravissima Social Media Strategic, Enrica Crivello, e con lei abbiamo discusso dell’importanza di stabilire una propria identità e di coltivarla con attnezione, di sentirsela addosso e di darle spazio e voce, con chiarezza e con coraggio.
Mi riferisco al blog chiaramente ma il concetto si estende facilmente (famiglia, lavoro, maternità…).
Trovare la propria voce, ascoltarla e assecondarla, non nascondersi sempre in mezzo al coro ma lanciarsi in qualche assolo sapendo che magari partirà pure una bella stecca. Vabbè, non muore mica nessuno.
È così che vivo il blog, è in questo modo che Ratatouille sta contagiando anche la mia vita di tutti i giorni.
Mi concede uno sguardo dall’alto, posso così individuare il mio look, (sul web, in cucina, al lavoro…) lo indosso con un misto di fierezza e imbarazzo che mi fa rosse le guance, ma tengo botta.
Certo, migliorerò… magari col tempo diventerò più brava a fotografare, magari comprerò una reflex (per ora grazie iPhone, grazie), mi impegnerò a cucinare cose meno banali (la lista del to do prevede esperimenti con la pasticceria americana e con la cucina piemontese, azzardi sulle ricette di Montersino e pure qualche piattino fusion: estote parati), farò in modo di scrivere sempre meglio e cercherò di non sparare minchiate psico-filosofiche degne delle peggiori rubriche del cuore giornalistiche (con tutto il rispetto).
Però io mi piaccio anche così… con questi scatti fai da te, con Ettore e Fra che fanno capolino e gli sfondi che… lasciamo perdere, con elucubrazioni che nascono dalla vita di tutti i giorni e impiattamenti stile mestolo più che stile coppapasta, (che se do a Fra una quantità di risotto da coppapasta mi sviene ancor prima di mettersi a tavola).
Questo è il mio stile… un blog variegato di vita domestica. Impasto ingredienti e parole.
Senza mimetizzarmi nel “così fan tutte”, senza accontentarmi di dire “chi mi ama mi segua”. Un po’ studio, un po’ copio, un po’ sperimento, un po’ mi sbrodolo da sola.
L’equilibrio non mi appartiene, mi muovo borderline, un po’ dappertutto… anche qui.
Borderline, eccolo il mio stile.
E a me mi piace.
Interessante traguardo.
Dovreste provare.
Nel frattempo provate questo semifreddo, vi assicuro che riesce sempre e piace a tutti.
Semifreddo al torroncino
Ingredienti
350 gr panna fresca
2 tuorli
1 uovo intero
100 gr zucchero semolato
180 fr torrone duro (o mandorlato) sminuzzato
1 cucchiaio di crema al wiskhy
1 foglio colla di pesce
Per guarnire
pistacchi tostati e sminuzzati grossolanamente
topping al cioccolato fondente
Come si fa…
Prima cosa mettete in ammollo in acqua fredda la colla di pesce.
Montate zucchero e tuorli (l’ideale ai fini della salute sarebbe di pastorizzate le uova, io lo faccio con la funzione cottura della planetaria). Montate a lungo, almeno 8-10 minuti. Aggiungete l’albume e continuate a montare un minuto, unite anche la crema al wiskhy.
A parte montate la panna (non mangiatela, montatela e ricordatevi che viene meglio se è bella fredda).
Unite la panna al composto di uova, con delicatezza please.
Completate con il torrone e da ultimo la colla di pesce fatta sciogliere in 3 cucchiai di acqua calda. Ammalgamate bene.
Ora riempite le formine di carta stagnola (ne verranno 8-10) oppure uno stampo da plumcake foderato di pellicola (gli stampini invece non fanno foderati con niente).
Passate i semifreddi in freezer per almeno 4-5 ore prima di servirli.
Si mantengono anche un mese in congelatore, fatene pure scorta.
Al momento di servirli aiutatevi con un coltello a sformarli e guarniteli con i pistacchi e la cioccolata.
E poi godete, col vostro stile 😉
Leave A Reply