Sono stata al Freelancecamp (e Romagnacamp): ho ancora i neuroni che fanno la ola!
Come sempre si è rivelato uno dei 3 migliori weekend dell’anno, (uno è quello in cui arrampico meglio di Fra e il terzo non lo definisco mai a priori, lascio che la provvidenza mi stupisca).
Però no, non starò qui a condividere con voi quello che ho imparato, quello che ho vissuto e quello che ho scoperto.
Quanto mi sono divertita, che belle persone ho incontrato, rivisto e riscoperto.
Non lo farò perchè è giusto che ciascuno alzi le chiappe, si organizzi come può (eravamo trasmessi in streaming per dire) e agisca.
È il quarto anno che ve ne parlo: sgambettate gente.
Perchè i “vorrei…”, “mi piacerebbe…”, “parteciperei…”, “sarebbe bello…” e via dicendo cadono sempre in uno stagno pieno di ma e di se, si allargano in tanti cerchi d’acqua e svaniscono nel nulla.
Dentro una pozza di acqua ferma e verdastra.
[Sì, oggi sono in stile spaccamaroni!]
Bisogna agire.
Bisogna solo morire, risponderebbe Fra.
Bisogna mangiare cioccolato replicherebbe Ettore.
Ognuno ha i suoi “bisogna”.
Anzi, ognuno ha i suoi “bisogna #distagione”.
Stagionalità è una delle parole chiave di questo mio 2015, l’avevo scritto qui.
Per me è stagione di sviluppare e concretizzare, ma anche di consolidare.
Agendo, facendo.
Perchè io nel fare mi ci trovo proprio bene.
Lo farcisco di sentimenti, emozioni, desideri, ambizioni.
Ci annego dentro lacrime e incazzature.
È il megafono del mio entusiasmo, della mia estroversione.
Facendo amo.
E facendo dichiaro amore!
È il mio linguaggio: non ci compongo sonetti ma mi faccio capire bene.
Lo so che le persone profonde, i guru della consapevolezza interiore, gli esperti di introspezione e crescita personale, i fautori del benessere psicofisico e compagnia bella (gente che sembra impermeabile a tutto e che non ho ancora capito se ci fa o ci è), ribadiscono i concetti dell’ascolto inside, dell’ozio creativo, dell’amore passivo, dell’accoglienza immobile, della pazienza costruttiva e roba del genere.
Atteggiamenti che comprendo… e basta.
Non fanno per me.
Non ora… magari st’inverno ci faccio un pensierino, quando sarà stagione di letargo (la natura le stagioni le ha scandite con senno, quella volta).
È un po’ come con il panettone, che è buonissimo ma altrettanto difficile da fare (come Dio comanda, s’intende: con la pasta madre).
Io una volta all’anno ci provo (per ora con discutibili risultati).
Non lo impasto ogni settimana, non ci penso nemmeno: un paio di tentativi sotto le feste e bon, (certa che anno dopo anno, prima o poi, ne uscirà qualcosa di decente).
Nel frattempo, ogni settimana, impasto altro, tipo la cheesecake.
Perchè io sono decisamente una donna da cheesecake ogni settimana.
Sono una che litiga con la staticità e che nel movimento trova i suoi spunti creativi.
Al Freelancecamp se ne è parlato tanto: quando vi vengono le idee?
Quando corro.
Al freelancecamp mi hanno spiegato che il processo creativo è nato per concretizzarsi in qualcosa, e che le idee, anche quelle fighe, restano solo idee se non le trasformi in azioni/decisioni.
E quindi, dopo una fase divergente della mia vita durata all’incirca 37 anni (divergere mi riesce effettivamente molto bene), oggi sento che è tempo di convergere.
Implica concentrazione ma regala parecchia soddisfazione.
Vuol dire scegliere, semplificare, focalizzare e costruire.
Convergo e ci do dentro.
Con la testa, le mani, i piedi.
Ci do dentro e convergo.
Muovo le chiappe, perchè va bene l’accoglienza immobile, ma alzarsi per aprire le finestre aumenta le mie possibilità che entri qualcosa.
Quindi nel e dal mio piccolo vi dico che è stagione di agire.
Divergenti o convergenti lo sapete voi, ma ricordate che siamo nel pieno della stagione produttiva (secondo i ritmi della natura e dell’agricoltura).
Dateci dentro!
E l’anno prossimo ci vediamo al Freelancecamp, che serve a tutti, freelance e non (chiedetelo a Fra!).
Per ora beccatevi gli interventi registrati: da assumersi ogni giorno, mattina e sera fino ad esaurimento (dei video, non vostro).
E adesso cheesecake, che è decisamente la mia torta preferita.
Questa è una goat-cheesecake: una cheesecake con formaggio di capra.
Potete non credermi ma è spaziale, potete fare le altre due se se volete, le trovate qui e qui, ma io vi assicuro che questa vi stupirà.
ps naturalmente tra qualche mese vi parlerò di quanto sia bello fermarsi, sospendere e lasciare tempo al tempo, abbracciare l’ozio creativo, impastare il panettone e attendere ciò che la provvidenza ha in serbo per ciascuno di noi.
Ma ciò che la provvidenza ci regalerà sarà anche frutto del culo che ci stiamo facendo adesso di ciò che decidiamo di fare ora, questo è chiaro vero? 😉
pps e del freelancecamp in realtà ve ne parlerò presto, non resisto… NON RESISTO!
Buona cheesecake.
Cheesecake al formaggio di capra, fragole e cioccolato
Ingredienti per uno stampo di 22 cm
Per la base
150 gr biscotti secchi
1 cucchiaio di miele d’acacia
75 gr burro
2 cucchiai di cacao amaro
Per il ripieno
300 gr formaggio morbido di capra (tipo robiola o simile)
200 gr ricotta vaccina
1 yogurt bianco di capra
100 gr panna non montata
180 zucchero
mezzo bacello di vaniglia (i semi) o una punta di cucchiaino di vaniglia in polvere
4 uova intere
1 cucchiaio di farina (00 o 0)
Per la copertura
300 gr di fragole pulite
1 limone (il succo)
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di marmellata di pesche o albicocche
Come si fa
Per la base:
Tritate i biscotti, aggiungete il miele, il cacao e il burro a pomata (cioè molto molto morbido).
Foderata la vostra tortiera (se volete prima mettete della carta forno).
Sistemate in frigo a rassodare.
Per il ripieno:
Frullate tutto insieme: i formaggi con lo zucchero, uova, panna, yogurt e farina. Aggiungete la vaniglia e prima di cedere alla tentazione di mangiarvi l’impasto crudo, versatelo dentro al guscio di biscotti e cuocete (forno pre-riscaldato) a 160°, ventilato per un’ora, gli ultimi 5 minuti aprite un po’ lo sportello del forno per far uscire l’umidità.
Il dolce deve restare morbido, deve tremare un po’ al centro… va benissimo, si rassoderà raffreddandosi e anche in frigo poi.
In frigo ci deve rimanere almeno due ore, meglio ancora se lo mangiate il giorno dopo averlo preparato.
Per la copertura:
Tagliate le fragole, conditele con poco zucchero e succo di limone. Fate macerare.
Al momento di farcire il dolce scaldate la marmellata con un cucchiaio di succo di limone e spalmatene un velo sottile sulla torta, serve a trattenere le fragole.
Completate con la frutta e voilà, godetene tutti.
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